Il Tar blocca la base Usa, da Vicenza un`altra grana Se è vero che la vendetta è un piatto da gustare freddo si buon dire che, involontariamente, Romano Prodi abbia consumato la propria su Silvio Berlusconi lasciandogli in dote una bella grana che prima di essere politica rischia di essere diplomatica. Ai massimi livelli. Il Tar del Veneto ha infatti respinto l`ampliamento dell`aeroporto Dal Molin di Vicenza, destinato ad ospitare il raddoppio della base Usa della Setaf, motivando la sentenza con il fatto che la popolazione locale non è stata consultata, “nonostante questo fosse previsto nel memorandum Usa-Italia“ e che l`ampliamento avrebbe un “forte impatto sulla situazione ambientale ed urbanistica e rischi di danneggiamento delle falde acquifere“. È quanto si apprende dal comitato No Dal Molin e dall`associazione dei consumatori Codacons, che in una nota, nell`annunciare che il tanto discusso ampliamento non si farà , spiega che il Tar del Veneto ha accolto il ricorso presentato dalla stessa associazione facendo propri, tra l`altro, i dubbi manifestati sulla Valutazione di incidenza ambientale depositata dalla Regione. Ancora, prosegue il Codacons, il Tar avrebbe giudicato illegittimo anche il bando di gara, “poiché effettuato senza la procedura di evidenza pubblica prevista dalla legge“, come anche il via libera espresso dal governo nella persona del presidente del Consiglio Romano Prodi, poiché dato in “modo verbale“. Un modo che il Tar definisce “extra ordinem“ e illegittimo, così come illegittima “è l`autorizzazione rilasciata da un dirigente del ministero della Difesa senza una assunzione di responsabilità formale e scritta del governo“. “Siamo in attesa di leggere le motivazioni della decisione – spiega nella nota il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – ma ci sembra una sentenza di grande sensibilità giuridica e civile che dà ragione a tutta quella parte di popolazione che lamentava si volesse modificare l`habitat e l`ambiente della città di Vicenza senza nessuna partecipazione dei cittadini“. Per il Comitato No Dal Molin la sentenza del Tar “mette a nudo le responsabilità del commissario Costa: il delegato del governo per la vicenda Dal Molin ha mentito ai cittadini nascondendo i rischi legati alla realizzazione della nuova base Usa e dichiarando che tutto era perfettamente in regola“. Dura la condanna anche nei confronti dell`ex sindaco di Vicenza Hüllweck che, sempre secondo il Comitato aveva “aveva svenduto la città senza alcuna garanzia. Come mai – si chiedono – l`amministrazione che aveva acconsentito ai progetti statunitensi non si era preoccupata di chiedere e visionare la valutazione d`incidenza ambientale?“. Ora la palla passa al governo, che dovrà gestire il più che scontato malcontento dell`inquilino di Villa Taverna, ma anche ai cittadini vicentini che, stando all`annuncio del sindaco del Pd, Achille Variati, si esprimeranno sul tema a ottobre con un referendum popolare. “Io da sempre ho definito la vicenda del Dal Molin una ferita alla democrazia – dice Variati – perché si è privata un`intera città dell`informazione che meritava su una questione che la riguarda direttamente e questo vale per il governo Berlusconi, per quello Prodi e per la precedente amministrazione di centrodestra. Non si è voluto che la gente si esprimesse su una questione urbanistica e non di politica estera e francamente questo non è accettabile: da sempre denunciamo l`illegittimità della procedura avviata. Per questo la giunta proporrà la consultazione popolare nella seduta del consiglio comunale programmata per il 26 giugno“. “Le ipotesi che ne usciranno sono tre – prosegue il primo cittadino – La città non si esprime in numero sufficiente, quindi significa che il tema non è sentito e decade. La città si esprime e dice sì, quindi via libera. Oppure la città si esprime e dice no, quindi come sindaco chiederò alle autorità statali primo di farci vedere le carte che ancora non ci hanno fatto vedere e secondo di aprire un tavolo di confronto che contemperi ragioni di Stato e ragioni di una comunità . Semplice“. In effetti Variati diceva queste cose anche prima del pronunciamento del Tar e su un totale di 40 consiglieri la sua maggioranza è di 24, con l`unico consigliere della lista Dal Molin che non ne fa parte: sono 12 del Pd, 10 della sua lista civica e 2 della Lista Civica Vicenza Capoluogo. Nessun ricatto possibile quindi. Certamente una brutta grana per il governo, invece. Per Ignazio La Russa il tempo dei proclami e dei provvedimenti ad effetto pare terminato: ora gli toccherà lavorare davvero. E con interlocutori tutt`altro che malleabili sul tema.