Sì al Dal Molin. Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar. Proprio così: con l`ordinanza emessa ieri nel primo pomeriggio, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Difesa contro l`ordinanza del Tar del Veneto che il 18 giugno scorso aveva accolto la domanda di sospensione dei provvedimenti relativi alla realizzazione del progetto Dal Molin di ampliamento della Base militare Usa di Vicenza. “Il consenso prestato dal governo italiano all`ampliamento dell`insediamento militare americano all`interno dell`aeroporto Dal Molin è un atto politico – si legge nel documento – , come tale insindacabile dal giudice amministrativo, secondo un tradizionale principio sancito dall`art. 31 del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato“. Questa è una delle ragioni che hanno indotto la Quarta Sezione del Consiglio di Stato a non condividere le valutazioni del Tar sulla legittimità dei provvedimenti impugnati a proposito della realizzazione della base militare Usa di Vicenza. “Questa insindacabilità – spiega Palazzo Spada – riguarda non solo il contenuto dell`atto, ma anche, a maggior ragione, la sua forma, propria dell`ordinamento nel quale l`atto si è formato“. E ancora: “Il nullaosta del Ministero della Difesa è detto in una nota del Consiglio di Stato – si inquadra nella procedura appositamente prevista per le attività a finanziamento diretto statunitense (secondo quanto previsto dall`accordo bilaterale Italia – Stati Uniti d`America del 20 ottobre 1954, tuttora coperto da classifica di riservatezza) la cui realizzazione è demandata ad una apposita Commissione mista costruzioni (CMC), costituita nell`ambito della Direzione Generale dei Lavori e del Demanio del Ministero della Difesa “. Il via libera all`ampliamento della base militare Usa, poi, non può dipendere dall`esito della consultazione della popolazione interessata e non risultano “riscontri concreti“ sui rischi di danno ambientale indicati nell`ordinanza del Tar del Veneto: sono gli altri due principali motivi in base ai quali la quarta sezione del Consiglio di Stato ha annullato l`ordinanza del Tribunale Amministrativo. “Non rientra nella procedura di autorizzazione ad un insediamento militare, di esclusiva competenza dello Stato, la consultazione della popolazione interessata – è detto in una nota – né tanto meno essa è prevista nella procedura risultante dal Memorandum del 1995; tale consultazione è stata soltanto ipotizzata nelle dichiarazioni del Ministro della Difesa pro tempore in sede parlamentare “. E mentre da Venezia il governatore Giancarlo Galan esulta in un “evviva il Consiglio di Stato e abbasso l`odioso fanatismo antiamericano di chi a Vicenza ha imboccato una pessima strada“, imperturbabile è la reazione da palazzo Trissino, anche se si punta il dito proprio contro il contenuto dell`ordinanza definito “inquietante perché si rifà ad una legge del periodo fascista“. “Per Vicenza non cambia nulla e i suoi cittadini si esprimeranno la seconda domenica di ottobre – risponde Variati – . Non commento gli atti giudiziari, ma credo che da oggi siano gli americani a trovarsi nella situazione più difficile, tra uno Stato che dice “Avanti tutta†e una città , che li ha ospitati in amicizia per più di 50 anni, e che ora chiede soltanto di aspettare per permetterle di esprimersi “. Non solo: “Prendo però atto con angoscia che il Consiglio di Stato, nella sua ordinanza, afferma di non aver competenza ad esprimersi perché quello del governo è un atto di consenso politico insindacabile – conclude Variati – , secondo quanto previsto da un regio decreto del 1924. Ciò vuol dire che qualsiasi comunità , davanti al governo, non è tutelata da nessuno“. E c`è anche un`ultima frecciatina per chi, dalle fila del centrodestra, non si è già risparmiato la sua soddisfazione: “Intanto lo stesso governatore del Veneto che già esulta, si è perso l`ennesima occasione di stare zitto e di rappresentare con obiettività la Regione – conclude Variati – . A chi invece afferma che in qualche modo il governo ci dimostra che la consultazione popolare è sbagliata, io dico che è ignorante: noi non andiamo a chiedere ai cittadini se vogliono la base, entrando in materia militare, ma poniamo un quesito patrimoniale. Che dunque si può fare e si farà “. Sorpreso il Codacons, che aveva presentato il ricorso al tar: “La decisione del TAR Veneto pareva assai ben argomentata e basata su solidi riferimenti di fatto e giuridici. Va valutata attentamente la motivazione“