Ancora una volta, per IntesaConsumatori, i dati dell’inflazione comunicati dall’Istat sono sottostimati. Oggi lo diciamo con ancora maggiore determinazione in base a una riflessione più ampia relativamente agli ultimi tre anni, da quando il paese è stato coinvolto in un fatto importante come quello relativo all’introduzione della moneta unica europea. Infatti, negli ultimi tre anni, il compendio dei dati ufficiali Istat sull’inflazione porterebbe ad un aumento complessivo del 7,4%( 2,5% nel 2002; 2,7% nel 2003; 2,2% nel 2004).
Questi dati ovviamente contrastano con tutti gli aumenti che le famiglie italiane purtroppo conoscono, e che hanno comportato la forte caduta del potere d’acquisto, l’impoverimento delle famiglie e la conseguente caduta verticale dei consumi nel nostro paese. Dal 2002 ad ora, i prezzi dei beni di largo consumo hanno avuto in tutti i settori aumenti varianti dall’ 80% al 100%, e non risulta che vi siano stati processi di modernizzazione nei settori dei servizi, tali da abbattere le tariffe, mantenendo le stesse, a livelli superiori a quelli europei ed internazionali (vedi le tariffe elettriche, le tariffe del gas, i combustibili, le tariffe assicurative e bancarie).
Si rende necessario perciò, una volta per tutte, riqualificare profondamente ruoli e funzioni dell’Istituto centrale di statistica che sono compiti delicatissimi e che hanno influenza notevole su questioni fondamentali, quali i rinnovi dei contratti, la rivalutazione delle pensioni e la determinazione degli affitti, dei tassi bancari, ecc..
Per riqualificare l’istituto è necessario operare in tre direzioni ben precise:
1) Modificare e aggiornare in senso più compiuto le voci del paniere
2) Modificare ed aggiornare in termini più attinenti ala realtà dei costi i pesi adoperati nel paniere
3) Migliorare in qualità e quantità l’accuratezza delle rilevazioni territoriali dei prezzi dei beni di largo consumo.
Inoltre si rendono necessari strumenti nuovi di rapida consultazione relativamente agli andamenti inflattivi per fasce sociali differenziate a partire ovviamente da quelle meno abbienti.
Queste questioni sono urgenti alla luce di quanto sta succedendo in tema di aumenti delle tariffe e delle previsioni della ricaduta che questi aumenti avranno sulla determinazione dei prezzi dei beni di largo consumo a partire dal 1 di gennaio che comporteranno aggravi immediatamente di oltre 200 euro a famiglia e per l’anno 2005 di 1176 euro.