Agli uffici dello Spi- Cgil gli anziani salernitani fanno la fila. Chiedono chiarimenti sulle social card che non funzionano, domandano se hanno diritto ad agevolazioni, soprattutto si informano se le loro pensioni al minimo (dai 400 ai 500 euro mensili) potranno avere un aumento che li tiri fuori dal novero dei nuovi poveri. Secondo il sindacato, a vivere con queste somme è il 75% dei pensionati salernitani. " Non c’è da meravigliarsi se poi Salerno è al novantunesimo posto per gli importi delle pensioni.La media è di 537 euro al mese, e dentro non ci sono solo gli assegni sociali (quelli per chi un lavoro non lo ha mai avuto) ma anche gente che per una vita si è spaccata la schiena e che alla fine fa i conti con un lavoro nero che ha inghiottito decenni di contributi. «E’ anche per questo che la media è così bassa – spiega Antonio Salzano, segretario del sindacato dei pensionati Spi Cgil – In parte è perché il territorio è povero, perché non ci sono grandi industrie e molti degli anziani hanno lavorato nel settore agricolo. In altra parte perché anche chi ha avuto impieghi diversi non sempre risulta. Così i tre quarti vive con pensioni al minimo, che in qualche caso si attestano sui cinquecento euro ma in altri superano di poco i quattrocento». " Di testimonianze, negli uffici di via Manzo se ne raccolgono decine. C’è l’edile che non ha mai avuto un contratto, o il barbiere che dopo quarant’anni di attivitá si ritrova 400 euro di pensione.E c’è anche l’ultrasettantenne che due giorni fa ha provato a fare la spesa al supermercato con la social card inviatale dal Governo, e ha dovuto restituire gli acquisti perché su quella carta non era stato caricato neanche un euro. «Abbiamo continue richieste di aiuto da parte di persone che non riescono a vivere, perché il costo della vita si è mangiato il loro reddito» chiosa Salzano. Tant’e che per i consumi Salerno è al 94esimo posto. «Gli acquisti natalizi, rispetto al 2007, sono diminuiti dal 20 al 30%» aggiunge Giuseppe Sorrentino dellaFederconsumatori. E Matteo Marchetti, del Codacons, insiste per una diminuzione dei prezzi.«Se non si fará questo, è difficile immaginare che possano esservi più consumi. La forbice dei redditi si sta sempre più allargando, così chi vende oggetti di lusso continua a vendere ma il terziario medio va sempre peggio».