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Del Turco, terremoto in Abruzzo

Prima notte di isolamento per il presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco. In carcere da lunedì nell’ambito di un’inchiesta su un giro di tangenti nella sanità abruzzese, l’esponente del Pd non potrà avere alcun contatto, né con i suoi legali né con i familiari, almeno fino a domani. Sorvegliato a vista nel carcere di massima sicurezza di Sulmona, dove per gestire questa fase di emergenza la direzione ha dovuto richiamare dal turno di riposo diversi agenti, secondo fonti carcerarie, appare provato. L’interrogatorio di garanzia dovrebbe avvenire tra domani e sabato. Nel frattempo la Procura di Pescara prosegue negli interrogatori degli altri indagati per acquisire ulteriori elementi utili all’inchiesta. Ieri mattina, il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, ha sentito l’ex Assessore ai Trasporti e deputato democratico, Tommaso Ginoble, e l’esponente forzista, Sabatino Aracu, entrambi dichiaratisi estranei ai fatti. Nel pomeriggio, è stata la volta dell’ex presidente della Giunta regionale, l’aennino Giovanni Pace. Ma mentre l’inchiesta prosegue, le conseguenze politiche del terremoto giudiziario che si è abbattuto sulla dirigenza della Regione Abruzzo, si susseguono. Soprattutto a livello regionale. Dopo l’uscita immediata dalla Giunta dell’Italia dei valori, che ha preso le distanze anche dal Pd abruzzese, ieri anche l’assessore all’Ambiente del Pdci alla Regione Abruzzo, Fernando Fabbiani, ha rimesso il suo mandato. E anche i Comunisti italiani, proprio come i dipietristi, ritengono che l’unica via d’uscita siano le elezioni anticipate. «Il quadro descritto dal Procuratore Generale di Pescara Trifuoggi apre scenari sconcertanti: la sanità abruzzese, da anni malata, al limite del collasso, con un riflesso diretto sulle tasche dei cittadini, sarebbe diventata il luogo del più imponente sistema di corruzione che la nostra regione ricordi», si legge in una nota, diffusa per motivare la scelta delle dimissioni di Fabbiani. Lo segue a ruota l’assessore di Rifondazione, Betty Mura. E si appresta a farlo, «se risultassero fondate le accuse», anche Sinistra Democratica, pronta a quel punto a dichiarare «conclusa l’esperienza di governo del centro-sinistra in Abruzzo» e a chiedere il ritorno immediato al voto. Un’ipotesi a favore della quale si schiera anche Forza Italia. Il capogruppo forzista in Regione, Nazario Pagano, infatti, è convinto che sia necessario «ridare nel più breve tempo possibile la parola agli elettori, già in autunno, per assicurare una nuova guida alla nostra regione». Si preoccupa più delle ripercussioni sui consumatori, invece, il Codacons, che mettendo l’accento sullo «spreco di denaro pubblico per milioni di euro», lancia lo sciopero del ticket in Abruzzo. Intanto, in attesa di sapere se davvero si andrà a elezioni anticipate, sulla base dell’articolo 45 dello Statuto regionale, le funzioni di presidente della Regione sono state assunte dal vice presidente della Regione Abruzzo, Enrico Paolini, che dopo aver convocato lunedì in una riunione informale gli assessori regionali, ieri ha riunito i dirigenti della Regione per fare il punto su come garantire la continuità amministrativa dell’ente regionale. In serata, poi, ha partecipato all’incontro tra i presidenti delle Regioni e il premier Silvio Berlusconi, convocato a Palazzo Chigi per discutere della manovra economica del governo. È slittata, invece, a oggi la conferenza stampa di Paolini, indetta per illustrare le competenze e le prerogative della funzione di presidente vicario.

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