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Diossina, dopo i maiali le mucche

 ROMA – Sequestri, controlli e molte rassicurazioni. L´allarme diossina ha smosso le istituzioni italiane, meno i consumatori che continuano a comprare bistecche e braciole, anche se dall´Irlanda ieri è arrivata la conferma che pure le mucche hanno mangiato concime avvelenato. Poche, sembrerebbe: 38 allevamenti bovini foraggiati a olio industriale, ma su 11 mandrie analizzate solo 3 sono risultate positive. Il livello di intossicazione è molto basso, due o tre volte superiore ai limiti consentiti, contro gli 80-200 registrati nei suini. L´ufficializzazione del nuovo pericolo mucche non ha avuto effetti al momento significativi in Italia: da Dublino abbiamo importato circa il 7 per cento delle carni bovine, intorno ai 18 milioni di chili. Ben individuabili, visto che l´etichettatura è obbligatoria per carni di manzo e vitello e dunque tutelarsi è più facile. Proprio la tracciabilità è stata anche ieri al centro delle rivendicazioni di agricoltori e consumatori, come pure del Welfare, che ha ribadito l´intenzione di chiedere all´Europa che venga estesa a tutti i prodotti. Il ministro della Salute Sacconi ha tranquillizzato i cittadini («un ingiusto allarme»), e così il titolare dell´Agricoltura Zaia, che ha spiegato come «il ministero fa di routine più di ottomila controlli l´anno, riconosciuti a livello internazionale per la loro qualità». Anche associazioni di agricoltori, operatori del settore e in parte i consumatori smorzano i timori. L´Assica, associazione industriale delle carni: «Abbiamo la rete veterinaria migliore». Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative: «I controlli funzionano, e fidarsi in ogni caso dei prodotti delle cooperative, con marchio volontario di qualità».  Il Codacons chiede invece di tenere alta la guardia su zampone e cotechino, sconsigliandoli per le tavole natalizie. Il nuovo bilancio dal Welfare sulla carne suina a rischio entrata in Italia: 89 partite, di cui 42 già sequestrate, 228 supermercati e ipermercati passati al setaccio dai Nas. Gli italiani sembrano fidarsi. Più tecnicamente, siamo consumatori maturi: al momento nessun panico, fettine e braciole finiscono nei carrelli mantenendo stabile il mercato. Non come nel 2001, quando la psicosi collettiva per mucca pazza costò al sistema produttivo perdite da 2 miliardi. E la situazione tiene più che nel 2005, quando l´aviaria ha fatto crollare le vendite di pollame di mezzo miliardo. La Coldiretti ha fatto un primo monitoraggio: sostanziale stabilità degli acquisti sia di carne bovina che suina. Dall´Irlanda d´altra parte arriva solo lo 0,3 per cento di maiali mentre la percentuale sale al 7 per manzi e vitelli. La Cia fa la medesima considerazione: finora, nessun contraccolpo sui consumi. «Secondo le previsioni il 2008 dovrebbe concludersi con un incremento, sia quantitativo che in valore, del 2,3 per cento rispetto al 2007». Oggi è atteso un parere da parte dell´Efsa, l´agenzia sulla sicurezza alimentare europea con sede a Parma, sui rischi per la salute umana; e a Bruxelles i partner europei faranno il punto della situazione. Speriamo basti il messaggio di un macellaio di Fuorigrotta a Napoli che in negozio ha appeso un cartello: «I don´t speak english». Almeno l´ottimismo non è stato intossicato.

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