ROMA – Dopo i maiali, anche i bovini. Anche alcune partite di mangime destinate alle mucche irlandesi, infatti, sarebbero state inquinate dalla diossina. Non c’è, comunque, motivo di allarme, precisano al ministero del Welfare, ma «per precauzione», spiega il sottosegretario Francesca Martini, «sono stati disposti controlli sulle partite di carne bovina irlandese destinate al mercato italiano». Né riscontri, dicono, né motivi di allarme. Un dato, emerso da una riunione di esperti ieri a Bruxelles, sembra certo: la diossina che ha contaminato proveniva da olii industriali finiti in una macchina per asciugare i mangimi. Proprio i mangimi, fin da domenica giorno dell’allerta Ue, sono stati individuati come i responsabili della contaminazione. Fumi di combustione, è stato ipotizzato, si sarebbero depositati sulle piante, magari il grano, utilizzate per gli alimenti degli animali. Il cui organismo, con grande difficoltà, riesce a smaltire i veleni. Da ieri, i Nas e le aziende sanitarie, hanno avviato i controlli nelle aziende produttrici. Sono state 22 le partite di carne suina irlandese a rischio diossina segnalate dal sistema di allerta per la sicurezza alimentare Ue all’Italia. Quattro sono già state sequestrate in Campania nel tardo pomeriggio di ieri. La carne, diretta ai mercati di Baiano (Avellino) sarà esaminata nei prossimi giorni per accertare l’eventuale presenza dei veleni. Per i risultati si dovranno aspettare 15 giorni. In Campania, comunque, fanno sapere dall’Istituto zooprofilattico di Portici, la quantità di carne suina proveniente dall’Irlanda è molto ridotta. L’allerta, in Emilia Romagna, ha riguardato spedizioni di carne suina provenienti da uno stabilimento irlandese destinate a diversi paesi della Comunità ed extra Comunitari. Da settembre, in quella regione, sono arrivate dall’Irlanda 255 tonnellate di carne destinate a sei stabilimenti. Parte delle carni sono già state lavorate e parte sequestrate. Quelle che erano ancora in giacenza nelle celle frigorifere. La situazione per Roma e il Lazio, è «assolutamente sotto controllo». Come assicurano i carabinieri dei Nas della Capitale che hanno fatto controlli nella grande distribuzione. Nel Veronese si è deciso per un sequestro preventivo di un Tir che trasportava prodotti suini. «La carne italiana è buona, da noi la filiera del controllo funziona. Gli italiani devono consumare il più possibile i nostri prodotti». E’ l’appello del ministro delle Politiche agricole ed alimentari Luca Zaia. «Il consumatore – aggiunge – ha sempre sotto mano in maniera trasparente la tracciabilità del prodotto, cioè la possibilità di identificarne l’origine. E questo consente in casi di emergenza come questo di arrivare immediatamente a tutelare la salute pubblica». Dall’Irlanda è arrivato in Italia appena lo 0,3% delle carni di maiale importate dall’estero. Da noi, il consumo di prodotti suini, è pari a 31 chili a persona. «Numeri bassi – commenta la Coldiretti – ma di fronte alle emergenze sanitarie che si rincorrono servono anche misure strutturali con un sistema di etichettatura obbligatorio che indichi la provenienza e l’origine di tutti gli alimenti. Al pari di quanto è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina dopo "mucca pazza" e l’allarme aviaria». Alza la voce il Codacons e chiede di avviare subito i controlli in tutta Italia su zamponi e cotechini. Piatti forti delle feste. Chiede verifiche anche negli stabilimenti di produzione «per accertare che la carne con diossina non venga aggiunta a quella sana e poi immessa sul mercato italiano». Non è il caso di sollevare l’allarme rispondono dal ministero del Welfare: quei prodotti sono stati preparati prima del 1 settembre, data a partire dalla quale è stato accertato il pericolo diossina nelle carni irlandesi. «Non c’è un rischio per il consumatore in questa vicenda perché l’Irlanda ha deciso di ritirare tutti i prodotti dal mercato e perché le quantità interessate sono minime. Solo 1.467 tonnellate. Allertati dodici paesi». Rassicura anche Paola Testori Coggi, direttore generale aggiunto per la salute alla Commissione europea a Bruxelles. Le autorità sanitarie, ha spiegato, stanno risalendo ai prodotti per identificarli e ritirarli dal mercato.