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Dossier illeciti, la lista degli “spiati“

Quasi 9mila accessi abusivi a informazioni (banche dati dei ministeri Interno, Giustizia e Finanze, tabulati telefonici, hackeraggio di pc) che hanno violato la privacy di un numero di cittadini pari a poco più della metà: è questa la dimensione dello spicchio di attività illegale di dossieraggio afferrato dai tre anni di inchiesta della Procura di Milano sulla Security di Telecom e Pirelli nell`era di Giuliano Tavaroli. Sui soggetti più disparati. Esponenti di associazioni di consumatori, come Carlo Rienzi del Codacons. Controllori di Telecom, come i 5 funzionari del Garante per la Concorrenza “spiati“ nelle mail proprio mentre l`Antitrust giudicava Telecom, o come il sindaco di minoranza Rosalba Casiraghi. Dipendenti e sindacalisti, ma anche i concorrenti Fastweb, Vodafone, H3G. Top manager italiani come Enrico Bondi, Vittorio Colao (allora in Rcs) e l`ad di Enel Fulvio Conti; e big esteri come Al Walid e il gruppo Sawiris (operazione Scimitarra). Banchieri come Cesare Geronzi e imprenditori come Marcellino Gavio. Giornalisti invisi come Massimo Mucchetti ( Corriere) o gli articolisti di Libero Davide Giacalone e Fausto Carioti. E forse anche altri uomini dell`editoria titolari di qualcuno dei cellulari di cui l`applicativo Radar carpiva in Tim (senza lasciare traccia) i tabulati del traffico storico: per esempio uno in carico alla Mondadori, o l`altro (“sbirciato“ per il 2003 e 2004) intestato “a Pirelli spa Rcs MediaGroup“. Più personaggi dello sport (dall`arbitro Pairetto al calciatore Vieri passando per Moggi) e persino della cronaca nera, come quel Ruggero Jucker assassino della fidanzata. Quando sarà attivata la procedura per l`udienza di distruzione dei dossier (da 15 mesi però al vaglio della Consulta), per ospitare tutte le parti offese si rischierà di dover far udienza magari in un palazzetto dello sport, sempre si riesca intanto ad avvisarle. Non risultano invece “spiati “ i magistrati Gherardo Colombo e Gerardo D`Ambrosio, tempo fa scambiati da un quotidiano (titolo d`apertura di prima pagina e due interne) con i quasi omonimi bersagli dei dossier Piccione e San Gennaro. Questa massa di informazioni, “utilizzata per integrare i dossier sulle persone attenzionate, studiandone i contatti e le frequentazioni“, a volte era “trasmessa a personale dei servizi di sicurezza per finalità non istituzionali“, a volte era finalizzata all`interesse aziendale. Telecom e Pirelli sono indagate (per corruzione degli agenti che accedevano ai dati abusivi) per la legge 231, nell`ipotesi che i loro modelli organizzativi non fossero adeguati o ben attuati per impedire i reati attribuiti a Tavaroli. Nel contempo le società si costituiranno parte civile contro gli indagati (sui 34 totali) di appropriazione indebita di quasi 40 milioni di euro aziendali, reato commesso “per occultare pratiche corruttive“ attuate dallo staff della Security “con l`abuso di relazioni d`ufficio e prestazioni d`opera“ nelle due società. A Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, non indagati, ha senz`altro giovato il muro opposto ai pm, dopo l`iniziale zig zag, da Tavaroli. Che in uno degli ultimi interrogatori, il 7 aprile 2007, ha affermato: “Ribadisco di non aver consegnato né a Buora né a Tronchetti singoli dossier. I nostri colloqui non duravano mai più di 5-10 minuti. Ho messo al corrente il Presidente delle vicende più rilevanti, senza metterlo al corrente delle modalità con cui ero venuto in possesso delle notizie“.

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