Roma. Un primo passo considerato «positivo» anche «se tardivo». E che adesso dovrà avere un seguito: così Federconsumatori e Adusbef, due delle associazioni dei consumatori italiani, e da tempo protagonisti nel chiedere con forza interventi massicci per diminuire il peso dei mutui sulle schiene dei consumatori, intervengono sulla decisione della Bce di tagliare i tassi di sconto di mezzo punto: «Ovviamente ci aspettiamo ulteriori segnali da parte della Bce in questo senso, ma ora – sottolineano le associazioni – Banca d’Italia e Consob debbono vigilare affinché i tassi dei mutui e i prestiti alle famiglie e alle imprese si riducano dello stesso importo». Famiglie già in difficoltà a pagare il mutuo e che, in Liguria, sono particolarmente numerose: 1.800, secondo i dati di Adiconsum, metà delle quali residenti nella città di Genova, sugli oltre 70 mila contratti stipulati tra il 2002 e il 2007. A novembre inoltre si stima ci sarà un aumento medio della rata variabile del mutuo di circa 70 euro. Eppure, in attesa di interventi risolutivi, le rate dei mutui continuano a volare: i tassi interbancari ieri hanno toccato i nuovi massimi. L’Euribor a tre mesi è così volato al 5,393%, nuovo record dal 1994. L’equivalente a una settimana è balzato sopra il 5% per la prima volta in oltre sette anni. Il tasso ad un mese è salito al 5,20% dal 5,18% e quello ad una settimana al 5,02% dal 4,99%. Sulla scia del taglio dei tassi, da oggi, l’Euribor subirà un ribasso? Secondo l’ad di Mediolanum, Massimo Doris «adesso occorre agire sull’Euribor che continua a salire perché le banche non hanno fiducia nel prestarsi il denaro». E, comunque, «il taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali va accolto positivamente: la decisione – conclude Doris – è stata presa perché si è visto che le difficoltà finanziarie si stavano trasferendo all’economia reale». E intanto la crisi che sta colpendo l’economia mondiale continua ad avere ripercussioni fortissime sui consumatori nella vita di tutti i giorni. Ecco perché avere almeno il miraggio di vedere ammorbidite le rate dei mutui sulla casa potrebbe quantomeno rappresentare un sollievo. Secondo un’analisi dell’associazione Codacons, questa crisi si sta infatti ripercuotendo anche sulla spesa di tutti i giorni. Che, calcolata su base annua, corrisponde a circa 150 euro a famiglia. «Registriamo rapidi e ingiustificati aumenti generalizzati dei prezzi nella piccola come nella grande distribuzione – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Questo perché la crisi delle Borse e la grande incertezza economica di questi giorni, viene trasferita da piccole, medie e grandi imprese, laddove possibile, direttamente sui consumatori finali, attraverso un generale incremento dei listini». In particolare, secondo il Codacons, rispetto a 20 giorni fa si sono registrati aumenti per frutta (+8%), verdura (+12%), carne (+10%), latte e derivati (+5%) e pesce (+5%), ma anche negli altri settori (+10%). Questi aumenti, se non rientreranno nei prossimi giorni – spiega ancora Rienzi – «determineranno una maggiore spesa su base annua pari a circa 150 euro a famiglia». Il Codacons prevede anche per le piccole imprese «una perdita su base annua compresa tra i 5.000 e i 20.000 euro, come conseguenza diretta del crollo delle Borse». Sempre secondo Adusbef e Federconsumatori la crisi dei mutui avrà per le famiglie italiane una ricaduta di oltre 1.600 euro all’anno. Colpa dei titoli azionari in calo, degli investimenti in titoli «tossici» e del continuo crescere delle rate dei mutui. Secondo le associazioni, «per l’andamento dei titoli azionari le famiglie potrebbero registrare una perdita di circa 420 euro». Calcolando, per le perdite dirette di prodotti finanziari tossici, Lehman e simili, una perdita complessiva di 6 miliardi di euro – proseguono le associazioni – «ciò corrisponderà a una perdita media di circa 280 euro a famiglia». A queste cifre si deve sommare l’impoverimento derivante da una frenata del pil, dall’aumento delle rate dei mutui e dalle ricadute sui prezzi derivanti «dall’aumento dei costi di investimento delle imprese».