E ora tocca ai mutui. Dopo il taglio della Bce, tutti gli occhi sono puntati sugli amati-odiati prestiti. Già perché se avete firmato uno di quei contratti a tasso variabile, l’abbassamento di 75 punti base del costo del denaro, dal 3,25% al 2,5%, potrebbe infatti comportare un sensibile risparmio: per ogni 100mila euro presi a prestito, la rata mensile si abbatterebbe in media dai 25 ai 41 euro (-2,4%/-7,9%) in base alla durata del finanziamento. Con un impatto ovviamente maggiore se è più lungo il periodo. L’effetto si somma a quelli già ottenuti grazie ai tagli dei due mesi precedenti. Questo, almeno sul piano teorico. In pratica i mutui variabili indicizzati al tasso di rifinanziamento della Bce non sono ancora disponibili per i risparmiatori e i prodotti tradizionali sono invece agganciati ai tassi Euribor. Questi ultimi sono sì in calo (proprio ieri il tasso a un mese è sceso ancora al 3,33%, quello a 3 mesi al 3,67%), ma si adeguano gradualmente al taglio e occorrerà quindi un po’ di pazienza per vedere un effetto complessivo di tale entità. Il decreto anti-crisi appena varato ha chiesto alle banche di affiancare a partire dal primo gennaio 2009 mutui indicizzati al tasso Bce ai tradizionali prodotti basati sull’Euribor. In questo modo le famiglie avranno la possibilità di agganciare le rate a un valore meno volatile e significativamente inferiore. Per valutare l’effettiva convenienza occorrerà tuttavia vedere come gli istituti bancari applicheranno la norma. Come dire, il mutuo Bce sarebbe interessante fino a quando la forbice Euribor-tasso ufficiale resta elevata, ma nel lungo termine potrebbe risultare meno conveniente sotto l’aspetto finanziario. Nell’attesa i consumatori sono già sul piede di guerra. Dopo la riduzione dei tassi da parte della Bce «le banche ora facciano la loro parte, tagliando oggi stesso dello 0,75% i tassi sui mutui» e consentendo così un risparmio medio sulle rate dei prestiti a tasso variabile di 45 euro al mese (pari a 540 euro l’anno). Lo sottolineano Adusbef e Federconsumatori, che hanno effettuato il calcolo prendendo a esempio un mutuo trentennale da 100mila euro. Nella nota le due associazioni evidenziano anche i risparmi possibili se venisse eliminato il differenziale del costo del denaro esistente tra le banche italiane e quelle europee. Infatti, affermano, «se gli istituti di credito adeguassero il costo del denaro, che è ancora troppo elevato rispetto alla media Ue, per tutti i mutui, fissati al tasso del 5,99% dalle banche italiane contro una media del 5,20%, con una maggiorazione speculativa dello 0,79%, ci sarebbe un risparmio sulle rate da un minimo di 39 euro al mese (468 euro l’anno) fino a 100 euro mensili (1.200 l’anno)». Per l’Adoc il taglio dei tassi da parte della Bce è una misura insufficiente e tardiva. «L’Europa – afferma il presidente, Carlo Pileri – continua ad adottare una politica economica timorosa. Inoltre si tratta di una possibile beffa per chi ha contratto un mutuo a tasso variabile. Rischia infatti di non trarre benefici da questo taglio, dato che la rata del mutuo è agganciata all’indice Euribor a 6 mesi e non al tasso ufficiale di sconto della Bce, quando dovrebbe essere al contrario». L’Adoc chiede quindi «alle banche di modificare tale sistema, agganciando il costo del mutuo al costo effettivo del denaro». Si concentra sul tema mutui anche il commento del Codacons, secondo cui il taglio «dovrebbe determinare un abbassamento medio di 400 euro all’anno per chi ha un mutuo a tasso variabile, questo almeno se i tassi interbancari scenderanno della stessa misura come logica vorrebbe». E Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea ha concluso: «Ora ci aspettiamo che questo taglio del tasso di interesse venga tradotto da parte del sistema bancario in un taglio ai mutui e agli altri prestiti».