Non solo numeri. Lo sciopero della spesa di ieri non ha solo determinato adesioni, grandi o piccole che siano, confermate o contestate da commercianti e venditori, ma ha soprattutto risvegliato da una parte i consumatori italiani, portandoli ad alzare la testa e a ribellarsi all’aumento incontrollato dei prezzi, dall’altro gli stessi esercenti che, resisi conto del potere detenuto dai consumatori, si sono immediatamente mossi adottando provvedimenti. E così lo sciopero di ieri, comunque già annunciato da svariarti giorni, ha portato alcune grandi catene commerciali a bloccare i prezzi. La stessa cosa hanno fatto migliaia di esercizi, emulando il patto ?prezzo amico? siglato dall’intesa dei consumatori e Confesercenti.
La cosa ancora più importante è che lo sciopero di ieri ha smosso addirittura le istituzioni: Alemanno che dichiara che la manifestazione è stato un segnale molto forte, Billè che minaccia di far scioperare anche i commercianti, il Governo che corre ai ripari, ecc.
Il successo dell’iniziativa di ieri, quindi, va ben oltre il numero delle adesioni ed è da considerarsi soprattutto per il forte impatto che ha avuto sull’opinione pubblica. Secondo un’indagine dell’Intesa, l’88% dei cittadini si è detto favorevole all’iniziativa, condividendo appieno le tesi e le denunce delle 4 associazioni. Appoggio totale dimostrato anche dai servizi dei vari tg e dalle inchieste dei quotidiani che dimostrano che, anche coloro che non erano a conoscenza dello sciopero e che ieri hanno fatto acquisti, erano a totale favore del secondo sciopero nazionale degli acquisti.
Le elaborazioni definitive dell’Intesa fermano a 18,5 milioni i cittadini che ieri si sono astenuti dal fare almeno un acquisto, monitorati su circa 120 esercizi (bar, negozi, mercati, supermercati, ecc.) sparsi su tutto il territorio. Il dato è stato ottenuto monitorando l’afflusso dei cittadini ai negozi nelle fasce orarie 8-9 e 12-13 ( confrontandolo con quello di due giorni fa), e intervistando direttamente i consumatori.