L’economia italiana è ferma, la crescita appena sopra lo zero, bloccati consumi e investimenti. E la competitività continua ad essere in calo rispetto ai concorrenti europei. È un quadro a tinte fosche quello disegnato dal Bollettino mensile della Banca d’Italia, peggiore in certe previsioni, come a proposito del carovita, persino dei dati ufficiali resi noti sempre ieri dall’Istat. Per via Nazionale l’inflazione di giugno è al 4%, soglia psicologica che fa ancora più impressione perché è ai massimi dalla metà degli anni ’90, mentre per l’Istituto di statistica è al 3,8%. Impossibile non leggere anche in questo dato un’ulteriore distanza nelle analisi tra il Governatore Mario Draghi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che ha previsto nel Dpef un’inflazione programmata media all’1,7%. Bankitalia sottolinea che il potere d’acquisto delle famiglie continua ad erodersi inesorabilmente mentre il caro-petrolio rischia di inasprire ulteriormente la corsa dell`inflazione. E il contesto potrebbe soltanto peggiorare, nel caso in cui i rincari dei prodotti energetici e alimentari non si dovessero arrestare. In effetti anche a giudicare dai dati Istat, che confermano in pieno le stime provvisorie di pochi giorni fa, lo scenario resta a dir poco preoccupante. In Italia aumenta tutto: trasporti (+6,9% annuo), abbigliamento (+1,8%), stabilimenti balneari (+9%), camping (+6,2%). Alle stelle naturalmente anche il capitolo alimentari e bevande analcoliche: la pasta è schizzata al 22,3% in più, il latte all’11,2%, la frutta al 7,4%, la carne al 4,1%, gli ortaggi al 3,3%. Per non parlare dei prodotti energetici. Secondo il Codacons per le famiglie italiane si profila una maxi-stangata da 1.500 euro nel 2008 che arriva ai 1.800 euro secondo Federconsumatori. Ma torniamo al Bollettino di Bankitalia. Le previsioni di crescita del Pil sono di fatto dimezzate: l’ultimo aggiornamento parla di +0,4% per il biennio 2008-2009, contro le stime di gennaio di +1% e +1,1%. «La revisione al ribasso – spiega Bankitalia – è attribuibile in primo luogo agli effetti degli aumenti dei prezzi delle materie prime importate» che riducono la capacità di spesa delle famiglie e «contengono la dinamica dei consumi privati, inducendo un ridimensionamento dei piani di accumulazione di capitale da parte delle imprese». Da qui le prospettive di stagnazione per consumi e investimenti: Bankitalia vede crescere le spese delle famiglie solo dello 0,2% quest’anno e dello 0,3% l’anno prossimo, mentre i consumi collettivi aumenteranno rispettivamente dello 0,6% e dello 0,3%. Una situazione che è destinata a peggiorare, visto che «alla fine del biennio 2008-2009, il potere d’acquisto potrebbe essere ancora inferiore a quello medio del 2007». Male anche gli investimenti che rimarranno ad un modesto +0,3% per il biennio in questione, mentre l’export continuerà a crescere, ma solo del 2,1% nel 2008 (+1,5% nel 2009), contro il +4,5% del 2007 ed il +6,5% del 2006. Pesa in particolare la perdità di competitività dell’export italiano «che ha continuato a risentire negativamente di una crescita della produttività che rimane inferiore a quella delle altre principali economie dell`area, oltre che dell’effetto dell’apprezzamento dell’euro». Il carovita si è inasprito, spiega Bankitalia, e «il ritmo di aumento sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha raggiunto nel nostro Paese il 4% in giugno». L’indice medio si attesterà nel 2008 al 3,8% e nel 2009 al 2,8%. Tutt’altro che rosee le prospettive per il futuro, perchè se le cose dovessero cambiare, allo stato attuale, potrebbero farlo solo in peggio: il quadro di previsioni, spiega infatti Bankitalia, «presenta rischi al rialzo per l’inflazione e al ribasso per la crescita, legati alla possibilità di ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia e di un’evoluzione più sfavorevole del quadro macroeconomico e finanziario internazionale». Il governo parla di «inflazione importata» e il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola annuncia che si punta a migliorare l’efficienza delle filiere alimentari. Con il ministro dell’agricoltura Zaia verrà definito un tavolo con le categorie imprenditoriali interessate. «È un quadro che avevamo previsto, molto preoccupante», dice il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Torni al centro delle scelte delle forze politiche il tema della condizione delle persone che lavorano, dello stato dell’economia».