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Ederle 2, ricorso bocciato No allo stop del cantiere

Il Consiglio di Stato boccia anche il nuovo ricorso del Codacons e dei comitati del No. Confermata l`ordinanza di fine luglio che ribaltava la sospensiva imposta dal Tar Veneto a giugno: non ci sono motivi sufficienti per ordinare uno stop dei lavori al Dal Molin in via cautelare. Tuttavia, i giudici romani lasciano aperte due porte: ammettono la possibilità di organizzare un referendum e rinviano la palla al Tar del Veneto per la discussione sul merito della causa. L`ORDINANZA. Dopo il ribaltone del 29 luglio, il Codacons aveva presentato una richiesta di revocazione, vale a dire aveva chiesto che la richiesta di sospensiva dei lavori al Dal Molin in via cautelare fosse esaminata da una diversa sezione del Consiglio di Stato. Gli incartamenti sono allora stati trasferiti alla quarta sezione presieduta da Giovanni Vacirca, che ieri ha comunicato le sue decisioni, respingendo l`appello perché “non è sufficiente la dimostrazione di un danno grave, ma è altresì necessaria la sussistenza di elementi di fondatezza in diritto dell`istanza stessa; la necessaria presenza di tali elementi è già stata vagliata ed esclusa“ nell`ordinanza del 29 luglio. In particolare, i giudici di palazzo Spada non ravvisano nuovi elementi, se non “la reiterazione di contestazioni già esaminate, non risultando pertanto ammissibili“. Rispetto alla precedente ordinanza, il nuovo provvedimento è però meno perentorio circa la competenza di un tribunale amministrativo a giudicare questioni come la Ederle 2. In particolare, vengono smussati gli spigoli su uno degli argomenti forti sostenuti dal Codacons: quello del danno ambientale. “La doglianza è inammissibile in quanto l`ordinanza non ha effetti decisori, e comunque le considerazioni ivi svolte sui profili di fondatezza e ammissibilità del ricorso non sono vincolanti per il giudizio di merito, ma costituiscono allo stato soltanto una delle premesse per valutare la sussistenza dei presupposti della domanda cautelare“. IL REFERENDUM. A palazzo Spada finalmente si fa chiarezza sul giallo del memorandum del 1995, citato dal Tar Veneto per ammettere la convocazione di un referendum, ma smentito nella prima ordinanza del Consiglio di Stato. “Era un mero errore materiale“, osservano i giudici romani: il corretto riferimento è alla direttiva comunitaria 92743/Cee relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche, che “si limita a prevedere se del caso l`acquisizione del parere dell`opinione pubblica“. Non è necessaria, ma è possibile. IL COMMISSARIO. Soddisfatto il commissario straordinario Paolo Costa, che afferma: “La non ammissibilità delle contestazioni presentate nel ricorso del Codacons dimostra ancora una volta che l`intera procedura è stata condotta in maniera assolutamente trasparente e legittima. Detto ciò, attendo pazientemente il pronunciamento di merito del Tar“. L`appuntamento è allora per l`8 ottobre, una data non sottovalutata nemmeno dal comitato del Sì guidato da Roberto Cattaneo: “Certamente vi è ancora in itinere la decisione del Tar del Veneto, ma la decisione definitiva è stata assunta sia dal governo Prodi che dall`attuale governo, e si appoggia a ben precise leggi nazionali e alla stessa Costituzione. Dopo l`ennesima bocciatura, è utile a Vicenza questa continua altalena, oppure porta solo confusione, divisioni e incomprensioni? Noi invitiamo tutti a ricercare il massimo beneficio possibile per la città da una situazione ormai definita“.

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