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Farmatruffa, restituiti 5 milioni

Mentre ieri in aula si celebrava la prima udienza del maxi processo su "Farmatruffa" (101 gli imputati tra farmacisti, medici, informatori scientifici), sette grandi case farmaceutiche quotate anche in Borsa patteggiavano la pena pecuniaria, versando nelle casse del Servizio sanitario nazionale e della Regione circa cinque milioni di euro a titolo di risarcimento danni e sanzioni. E’ il risultato dell’indagine portata avanti dalla Procura di Bari, che nel 2006 aveva chiesto l’interdizione dall’attività per nove aziende del settore. Sette come detto hanno patteggiato ieri mattina e sono: Bracco, GlaxoSmithKline, Biofutura, Novartis, AstraZeneca, Lusofarmaco e Bristol. Sulle ultime due (Recordati e Pfizer) il gip Jolanda Carrieri deciderà nelle prossime settimane. Le nove case farmaceutiche sono coinvolte nella presunta "Farmatruffa" che dal 2000 al 2003 avrebbe prodotto un danno al sistema sanitario di circa 20 milioni di euro. Le nove società erano accusate di non aver adeguato i propri modelli organizzativi alle disposizioni di legge. In questo modo secondo l’accusa non avrebbero messo in atto sistemi efficaci di autocontrollo tali da impedire o ridurre le possibilità dei propri dipendenti di compiere la truffa. La sentenza di patteggiamento è stata emessa oggi al termine del procedimento sulla responsabilità amministrativa delle aziende. Contemporaneamente, al piano terra del Tribunale penale, cominciava il processo alle 101 persone coinvolte nell’inchiesta coordinata dal pm Ciro Angelillis. Alla sbarra ci sono 16 medici, 36 informatori scientifici, 24 farmacisti e poi i capi area e gli amministratori delle case farmaceutiche, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, di corruzione, falso, riciclaggio e comparaggio.  Si sono costituiti parte civile Federconsumatori, Codacons, Confconsumatori, Ordine dei farmacisti, l’associazione Cittadinanza Attiva, le Asl Lecce, Brindisi, Bari e l’Associazione Cittadinanza Attiva Onlus. Stando alle indagini, i medici di base – dopo aver ricevuto danaro o viaggi premio dagli informatori scientifici – avrebbero prescritto medicinali all’insaputa dei loro pazienti. Avvalendosi anche della complicità dei farmacisti. Questi, dopo aver tolto le fustelle dai farmaci, avrebbero gettato le confezioni nella spazzatura: in questo modo si sarebbero sbarazzati anche di farmaci salva vita dal costo elevato (fino a 700 euro a scatola). Fece clamore il caso del Comune di Conversano: il pm Angelillis, il giorno in cui esplose l’inchiesta, fece sequestrare tutte le farmacie del paese. La bufera giudiziaria comunque, secondo fonti investigative, si concluderà con la prescrizione nel 2010 di tutti i reati. Vincenzo Damiani Bufera sanità I carabinieri, insieme alla polizia municipale, hanno portato alla luce uno scandalo di enormi proporzioni Inquirenti Da sinistra, il procuratore Emilio Marzano e il sostituto procuratore Ciro Angelillis, che hanno condotto le indagini
 

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