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Friulani col fiato sospeso, consumi in picchiata

 Oltre agli indici di Borsa calano anche i consumi. La crisi è generale, se in Friuli nell’ultimo trimestre le vendite degli alimentari registrano un meno 8%, non va meglio nei pubblici esercizi dove, rispetto a un anno fa, la Confcommercio stima un calo di introiti del 5%. Stesso andamento per quanto riguarda l’hi-fi. In questa situazione, ripetono i negozianti, ci mancava solo la crisi finanziaria globale. Il panico regna anche tra i consumatori che temono di perdere i risparmi di una vita affidati in gestione agli istituti di credito. Il panorama non è affatto confortante. "Il calo c’è anche se – spiega il responsabile della grande distribuzione della Confcommercio, Alessandro Bin – a risentirne sono soprattutto i centri commerciali. Stando alle nostre stime nell’ultimo trimestre le vendite sono calate dell’8%". Secondo Bin, infatti, la gente avendo meno soldi in tasca "non si sposta per fare la spesa nei centri commerciali e quindi privilegia i piccoli negozi che, al momento, risentono meno della crisi". Nei carrelli della spesa, insomma, non c’è più spazio per i beni superflui. "Siamo tutti preoccupati perché già da qualche mese le vendite sono ridimensionate" aggiunge Claudio Variola, il direttore del Carrefour del parco Nord, nel sottolineare che in questo momento le campagne di marketing puntano sugli articoli di prima necessità esposti nelle aree discount, allestite anche negli ipermercati. In passato, infatti, non c’era bisogno di promuovere il pane e o la pasta perché la gente aveva i soldi per acquistare anche altro. "Offriamo 3 baguette a un euro e le sarde a due euro al chilo quando solo qualche anno fa avremmo proposto il rombo a un certo prezzo". Allo stesso modo i telefonini venduti un tempo a 500 euro ora lasciano il passo a quelli più economici. Stesso copione negli alberghi, nei ristoranti e nei bar della città. "Stimiamo un calo degli introiti del 5%" riferisce il rappresentante della Fipe-Confcommercio, Franco Mattiussi, convinto che la crisi finanziaria non porterà nulla di buono. "La gente spende con maggior oculatezza – insiste Mattiussi – negli alberghi sono ridotti i giorni di permanenza, mentre nei ristoranti la cena completa non è più così frequente. Molti rinunciano all’antipasto o al primo piatto". La crisi si fa sentire pure nei bar dove "soprattutto i friulani – continua Mattiussi – hanno ridotto i bicchieri di vino". Considerato che per effetto del grande crack finanziario le stime sui cali dei consumi potrebbero solo peggiorare, la preoccupazione si respira in ogni dove. In questi giorni i telefoni sono bollenti non solo nelle banche, ma anche nelle associazioni a difesa dei consumatori. Tant’è che il presidente regionale del Codacons, Vito Claut, segue i casi "di quattro udinesi che hanno acquistato attraverso banche locali titoli della Lehman Brothers per un valore complessivo pari a mezzo milione di euro. A queste persone – spiega – ho consigliato di fare causa per responsabilità alla banca italiana e al funzionario dell’istituto di credito che ha fatto acquistare le obbligazioni sapendo o comunque potendo prevedere o comunque ancora non avvertendo le persone del rischio che potevano correre".

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