«Quei cani ci facevano paura. Temevo per mio nipote, abbaiavano in continuazione e penso che prima o poi sarebbero riusciti ad uscire dalla sottile recinzione, andando ad attaccare qualcuno è la voce di una vicina di casa di Franco Belsito, l’imprenditore 56enne di Vittorio Veneto ridotto fin di vita dai suoi feroci cani da guardia, salvato dai carabinieri prima di essere ucciso. «Erano cattivi, avevamo paura ad avvicinarci alla recinzione. Al proprietario avevamo espresso più volte la nostra preoccupazione» racconta un’altra donna che abita nelle vicinanze. Chi ha fatto le spese della furia di Babo, femmina di pitbull di un anno di età, e di Lapo, rottweiler maschio di 10, alla fine è stato proprio il loro padrone. Franco Belsito si trova ricoverato in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Conegliano. Dopo l’intervento chirurgico subito l’altra notte, è vigile anche se resta intubato. Fra le ferite riportate a braccia, gambe, viso, addome e basso ventre, a dare maggiore preoccupazione ai medici è stata la recisione dell’arteria radiale che i morsi gli hanno provocato. Per ricucire le lacerazioni, i medici hanno dovuto praticare quasi 300 punti di sutura. Le condizioni dell’uomo restano gravi ma i medici esprimono un cauto ottimismo. «Una persona per bene, io accarezzavo i suoi cani che portava a passeggio rigorosamente con la museruola » racconta la titolare di un bar in via Vittoria. Belsito, con precedenti per rapina e per bancarotta fraudolenta, era stato coinvolto nelle inchieste sulla cosiddetta nuova Mafia del Brenta, finendo tra gli arrestati della maxi operazione condotta dalle forze di polizia a Padova nel gennaio 2006. Nel frattempo il Codacons di Treviso chiede che non venga annullata la cosiddetta «lista nera» per i cani considerati pericolosi: «Va introdotto il patentino obbligatorio per i cani pericolosi come i pitbull, che andrebbero vietati ai delinquenti».