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I Comitati anti-base Usa sperano sempre nel Tar

 Sul fronte della giustizia amministrativa, avanti ancora e sempre con la resistenza alla base Usa al Dal Molin. Il Coordinamento dei Comitati non molla e prova a rincuorare la militanza: «Attenzione: l’ultima bocciatura del Tar Veneto molto strombazzata dai favorevoli alla base non riguarda la sostanza del ricorso per danno ambientale, ma la richiesta di sospensione dei lavori che vi era collegata. E il Tar ha anzi indicato chiaramente che ci sarà da pronunciarsi solo dopo che si conoscerà il progetto definitivo». Come dire: non siamo ancora al k.o., sulla sostanza c’è ancora speranza. A otto giorni dal referendum autogestito e dopo che il Tar ha negato lo stop ai lavori, il Comitato è ridisceso in campo ieri, schierando il suo stato maggiore (Albera, Rebesani, Prestipino, Vivian) su un ventaglio di considerazioni che non danno ancora per persa la battaglia legale. [FIRMA]RICORSI IN CORSO. «Non è vero che il Tar abbia negato l’esistenza di problemi ambientali, negando la sospensione dei lavori – dicono i Comitati -. Osservando che mancano dati progettuali certi per ipotizzare il danno, in realtà rimanda un giudizio di merito a quando il progetto ci sarà». E così dicendo gli oppositori della base praticamente promettono future azioni legali nonappena il progetto definitivo ci sarà. Per il resto, si aspettano le sentenze definitive – in data però imprecisabile – sui due ricorsi pendenti e finora esaminati solo sotto il profilo urgente delle "sospensive" dei lavori: quello principale del Codacons e quello vicentino firmato appunto dai Comitati con Più Democrazia e Legambiente. STOP URBANISTICO? Secondo i Comitati, al Comune resterebbe sempre la possibilità di intervenire contro i lavori all’aeroporto per via urbanistica: «Anche stando al trattato bilaterale del 1954 che concede basi militari agli americani, trattandosi stavolta non di un’opera di difesa nazionale ma di un’opera concessa a un alleato, va presentato uno strumento urbanistico». È questa la lettura che i Comitati fanno di una sequenza burocratica che finora non aveva mai posto questa eventualità. Davvero dovrebbe esserci una fase procedurale urbanistica, prima che lo Stato affidi la fetta vicentina del suo Demanio agli Usa? La risposta è controversa, naturalmente. In teoria, stando a quest’ultima argomentazione, ci doveva essere preventivamente per il Dal Molin base Usa o una variante urbanistica di "via libera" o un provvedimento governativo ufficiale che scavalchi l’urbanistica cittadina. «Non ci sono stati, c’è un vizio procedurale su cui lavorare»…». CRISI ECONOMICA. Un’ulteriore argomentazione sposta sulla situazione finanziaria e economica le motivazioni anti-base: «Altro che benefici per l’economia vicentina dal Dal Molin americano… In realtà molto meglio sarebbe che i soldi da spendere per la base, e ricordiamoci che l’Italia deve contribuire per il 40% delle spese all’attività delle installazioni Usa, venissero destinate alle aziende che stanno affronrtando la crisi internazionale».
 

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