Confcommercio si scaglia contro la decisione del Comune di riaprire il tavolo sulle aperture domenicali dei supermercati cittadini e preannuncia un contenzioso legale. Tutti i concetti da cui scaturisce il profondo dissenso dell`associazione di via Ballarini sono riportati nero su bianco in una lettera che Confcommercio ha inviato a Palazzo Cernezzi e consegnata a mano al sindaco Stefano Bruni in un incontro che si è svolto ieri tra il primo cittadino, l` assessore al Commercio Paolo Gatto, l`assessore al Bilancio Alessandro Colombo e i dirigenti dell`Upcts Giansilvuio Primavesi, Gianni Monetti e Graziano Monetti. “Appare illegittima la convocazione di una nuova riunione su argomento già deliberato in apposita seduta del 20 maggio 2008 convocata da codesto Comune per identica tematica – si legge nella missiva che Confcommercio ha indirizzato a Palazzo Cernezzi – Questa seconda convocazione appare una forzatura strumentale al fine di tentare di modificare una decisione già assunta“. Dal Comune, però, non sono pervenute repliche alle accuse né commenti alla lettera. LA VICENDA La legge regionale 30 del 2007 (entrata in vigore il 29 maggio) ha introdotto una nuova classificazione di “zona a rilevanza turistica“ riducendo a 21 le domeniche di apertura per i supermercati fuori da quest`area. Le strutture che rientrano nella zona possono aprire tutte le domeniche e festivi. A Como risultano nella nuova classificazione di zona turistica solo il GS a lago e la Standa di via Boldoni. La legge prevede altresì che il sindaco di una città lombarda possa autorizzare deroghe alle aperture fino a un incremento di 10 domeniche in più oltre alle 21 previste dalla norma, ma solo dopo avere avuto il parere favorevole delle associazioni più rappresentative delle categorie dei commercianti, consumatori e supermercati. Nell`incontro del 20 maggio le varie associazioni avevano proposto a maggioranza di non introdurre deroghe. Negli scorsi giorni, però, il Codacons di Como, l`Unione Industriali, Confartigianato Imprese e Confederazione Nazionale Artigianato hanno chiesto formalmente al Comune di riaprire il confronto per potere esprimere anche loro il proprio parere sulla questione. Per questo motivo il Comune ha organizzato una nuova riunione per martedì prossimo e nella quale potrebbe essere completamente stravolta la decisione già presa il 20 maggio. Ed è qui che s`innestano le accuse di Confcommercio. ACCUSE D`ILLEGITTIMIT� La lettera di Confcommercio cita testualmente la legge nella parte in cui prevede l`obbligo di consultazione da parte dei Comuni delle “organizzazioni maggiormente rappresentative dei consumatori, delle imprese e dei lavoratori dipendenti del comparto commerciale“. Proprio su questo punto poggia uno dei pilastri portanti delle accuse di Confcommercio: “Unione Industriali, Confartigianato Imprese e Confederazione Nazionale Artigianato non sono, storicamente, concettualmente, statutariamente e agli effetti pratici ?organizzazioni rappresentative delle imprese del comparto commerciale?. Il loro stesso logo è: ?industria? e ?artigianato?. Pertanto l`invito alla loro partecipazione è difforme da quanto previsto dalla Legge. Nell`invitare più sigle rappresentative di un medesimo comparto (consumatori, imprese, lavoratori) il Comune agisce in ulteriore, aperta, difformità rispetto alla legge regionale che parla di organizzazioni maggiormente rappresentative“. CAUSA LEGALE Infine Confcommercio promette battaglia anche in sede legale: “L`eventuale danno concorrenziale, d`immagine e quant`altro, derivante da modificazioni al provvedimento già assunto indurrà l`avvio di un`azione legale nei confronti del dirigente del settore, firmatario, in qualità anche di responsabile del procedimento, nonché in solido dell`amministrazione comunale in persona del sindaco“. La lettera si conclude ribadendo le intenzioni dell`associazione di via Ballarini: “In conclusione, qualora la riunione non venisse annullata per le sopra esposte eccezioni, per mera cortesia la scrivente presenzierà con riserva comunque di successiva azione legale in campo civile risarcitorio ed eventualmente anche penale“.