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I giudici: sì al Dal Molin, no al referendum

Vicenza
L`ampliamento della base americana si farà. Lo ha detto il Consiglio di Stato che, ieri pomeriggio, ha accolto il ricorso presentato dal governo ribaltando l`ordinanza di sospensiva emessa a metà giugno dal Tar del Veneto e bocciando anche la consultazione popolare.

Per i giudici amministrativi, dunque, gli Usa possono prendere possesso dell`area e iniziare i lavori di costruzione all`interno del terreno aeroportuale. Diverse le motivazioni che hanno portato il Consiglio di Stato ad esprimersi così e che, nella penultima e nell`ultima pagina dell`ordinanza, vengono sintetizzate in sei punti. La prima: le attività di cui si discute sono regolamentate da accordo bilaterale internazionale tra Italia e Stati Uniti d`America. Il secondo: le procedure fissate in tale accordo prevedono il totale finanziamento a carico degli Usa e l`assegnazione delle commesse sulla base della procedura speciale pattizia e non delle norme interne, salvo che per le norme italiane di carattere generale regolanti le costruzioni. Altro motivo che sta alla base del verdetto del Consiglio di Stato è questo: “L`atto di assenso italiano alla richiesta del governo statunitense costituisce espressione di potere politico, insindacabile a livello giurisdizionale“. Insomma, il sì alla base Usa bis è una scelta che attiene alla volontà politica e che quindi non può essere messa in discussione dal potere giudiziario.

Non solo. La quarta sezione del Consiglio di Stato considera regolare l`iter procedurale e spiega che “la determinazione autorizzatoria impugnata è rispettosa delle condizioni previste per l`approvazione del progetto“. E se la memoria difensiva presentata dal Comune, che si è costituito in giudizio insieme al Codacons e ad altri soggetti, fondava la propria contrarietà soprattutto su ragioni di carattere ambientale, l`ordinanza dice che “non appaiono comprovate ragioni di danno ambientale capaci di costituire ostacolo alla realizzazione delle opere in questione“. Il Consiglio di Stato, poi, si sofferma sulla consultazione popolare. Lo fa per dire che “non è prevista negli accordi intervenuti fra i due governi“. Per tutti questi motivi, quindi, il massimo organo della giustizia amministrativa ha deciso di annullare il provvedimento cautelare del Tar che, il prossimo ottobre, entrerà nel merito emettendo la sua sentenza. Un verdetto pesante, quello arrivato ieri dai palazzi romani, che apre le porte del Dal Molin agli americani e rende la strada dei contrari sempre più in salita.



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