PRATO. E’ un miraggio al quale 120mila medici italiani credono. La speranza è quella di vincere la causa contro lo Stato per ottenere il riconoscimento dei compensi, mai percepiti o insufficienti, nel periodo di specializzazione svolto fra il 1983 e il 1991. In ballo ci sono circa 40mila euro. Una bella somma che farebbe comodo a tanti. A Prato, secondo l’Ordine dei medici, sono oltre duecento gli aventi diritto. Anche a loro si rivolge il Codacons, la prima associazione a promuovere una class action su questa materia. Ieri è stato diffuso un comunicato stampa nel quale si invitano «i medici della Toscana che si sono specializzati nel periodo compreso tra il 1982 e il 2006 ad aderire entro il prossimo 15 gennaio al ricorso promosso da Codacons visitando il sito www.codacons.it e seguendo le istruzioni riportate. La prima maxiudienza davanti al tribunale di Roma è prevista a marzo». Ancora il Codacons ricorda che «migliaia di esposti stanno arrivando alla Commissione Europa contro lo Stato per inadempimento alle direttive sui compensi ai medici specializzati. Centinaia, solo in Toscana, i medici specializzati che hanno aderito alla causa contro lo Stato avviata con l’appoggio del Codacons finalizzate ad ottenere il compenso spettante (40.000 euro ciascuno) riconosciuto da numerose sentenze, dalla Cassazione alla Corte di Giustizia Europea». Il presidente dell’Ordine, Luigi Biancalani, li mette però in guardia da facili illusioni: «Il diritto maturato è sacrosanto, naturalmente – spiega Biancalani – infatti i medici in quel periodo di lavoro svolto non hanno percepito niente. Eppure lavoravano a tempo pieno per 4, 5 e anche 6 anni. E per loro non venivano nemmeno versati i contributi. Oggi non è più così: a ciascuno di loro vengono riconosciuti 1400 euro lordi al mese. Il fatto che su questa vicenda, rilanciata lo scorso novembre dal programma "Striscia la notizia", vi sono state molte sentenze contraddittorie. Occorre stare attenti». Il presidente Biancalani ricorda che già nel 2002 aveva invitato gli interessati a muoversi, inviando una raccomandata al ministero della Sanità per bloccare i termini di prescrizione. Ed un’ulteriore circolare è stata inoltrata prima di Natale. All’interno c’è anche l’invito a muoversi con cautela: «Purtroppo vi sono tante associazioni e studi legali – avverte Biancalani – che si mettono a disposizione dei medici specializzati chiedendo però cifre salate: c’è chi ha già speso 2-3mila euro per la presentazione del ricorso».