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I soldi tornano nei depositi bancari

La crisi dei mercati finanziari e azionari spinge gli italiani a ritornare in massa ai depositi bancari, dove nel mese di settembre si è registrato un incremento, rispetto al mese precedente di 24 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal rapporto Abi secondo cui appunto i risparmiatori, spaventati dal crollo dei listini e dalla crisi finanziaria, hanno spostato la liquidità in strumenti finanziari a breve termine e più sicuri. La raccolta totale delle banche italiane nel mese di settembre è salita del 10,3% a 1.341 miliardi di euro di cui i depositi hanno rappresentato quota 720 miliardi (+3,29) mentre le obbligazioni 620 miliardi (19,7). La tendenza, simile a quella registrata in altri paesi europei e negli Stati Uniti, spiegano all’Abi, sembra fondata così più su una riallocazione delle risorse da parte dei risparmiatori che da specifiche politiche commerciali messe in campo dalla banche. Nel mese di settembre il tasso medio applicato alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è risultato pari al 5,85% in calo rispetto al 5,96 del mese precedente. E’ quanto si legge ancora nel rapporto mensile dell’Abi secondo cui l’andamento è influenzato anche da un sempre maggiore ricorso ai mutui a tasso fisso. Il dato non tiene conto del taglio dei tassi effettuato dalla Bce ad ottobre e delle altre misure prese dai governi europei per far ripartire il mercato interbancario, provvedimenti che hanno portato l’Euribor sotto il 5%. Tornando ai dati dell’Abi il rapporto evidenzia un aumento dei tassi applicati alle imprese non finanziarie dal 5,49% del mese di agosto al 5,9% di settembre. Un aumento che l’Abi spiega con l’adeguamento della componente variabile ai rialzi registrati su mercati monetari finanziari. Tale incremento dei tassi, fa notare l’Abi, ha riguardato principalmente i finanziamenti alle grandi imprese. Secondo Confapi il 10% dei lavoratori della piccola e media impresa manifatturiera da essa rappresentati – almeno 150 mila lavoratori – rischia la cassa integrazione a causa della crisi mondiale. E’ quanto afferma il presidente di Confapi, Paolo Galassi, secondo cui «per l’irrigidimento del sistema bancario sul fronte della liquidità, le Pmi sono prossime al collasso». «Ora il Governo – dice Galassi in una nota – si appresta a varare misure da concordare con banche e associazioni imprenditoriali per far fronte all’emergenza. E’ quindi fondamentale che al tavolo governativo siano ascoltate e accolte le proposte di chi rappresenta l’economia reale, cioè le imprese manifatturiere che ancora reggono il sistema produttivo del Paese, e non gli interessi di chi ha partecipato al grande gioco della finanza virtuale». «Già lo scorso aprile – aggiunge Galassi – Confapi aveva presentato all’allora candidato premier Silvio Berlusconi due proposte di legge: una per la defiscalizzazione degli utili reinvestiti nel miglioramento innovativo del capitale tecnologico e umano delle imprese, l’altra per la riforma del sistema degli incentivi pubblici, finalizzata a premiare i veri progetti di innovazione industriale, misurabili nel tempo».  Anche il Codacons chiede attenzione: «è urgente che il Governo convochi le associazioni dei consumatori e non solo Confindustria e Abi per stabilire misure a sostegno delle imprese. Il Governo, dopo aver tutelato le banche ora ha deciso di passare alle imprese, dimenticandosi del tutto di quelli che alla fine pagheranno il costo della crisi».

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