Di vetro, eleganti e non metallici e bruttini, come quelli usati negli stadi; quasi invisibili dall’esterno; controllati elettronicamente: i "tornelli" sono arrivati, da ieri mattina, anche a palazzo Chigi, sede del governo. Ora i dirigenti, i funzionari e i dipendenti in libera uscita, dovranno passare i loro "badge" nell’apposita macchinetta. «Un fatto storico» ha esultato il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, facendosi fotografare davanti alle diaboliche macchinette. La sua speranza è che i funzionari del Palazzo per eccellenza tra i Palazzi della politica, lavorino di più. Ma c’è un problema: per la pausa caffé, nessuno dei dipendenti deve necessariamente uscire. Il bar è all’interno di palazzo Chigi, ed è anche molto più conveniente rispetto ai bar di lusso del centro. E ieri, giorno di esordio dell’esperimento, nei locali pubblici della zona, i gestori non si sono strappati i capelli: nessun calo delle vendite, nessuna flessione della clientela. Brunetta, però, non la pensa così: è convinto che i suoi interventi per aumentare la produttività del personale della Pubblica Amministrazione, stia dando i frutti sperati. «L’assenteismo per malattia è calato, in appena tre mesi, del 50%. Se riportiamo questi dati su base annuale, ciò equivale a 60.000 persone in più al posto di lavoro» ha fatto sapere. La risposta dei sindacati: «Sono in arrivo migliaia di ricorsi da parte del personale della Pubblica amministrazione contro le norme del ministro – spiegano dal Codacons – La riduzione dello stipendio al solo trattamento economico fondamentale, nei primi dieci giorni di malattia; l’estensione dell’orario di reperibilità del lavoratore malato, sono misure del tutto illegittime. Ed anche il sindacato Ugl (più vicino alle posizioni del centro-destra, n.d.r.) è con noi. Non si può trasformare una malattia in una colpa del lavoratore». L’opposizione alza i toni della polemica: «Il problema non è legare i dipendenti alla sedia. È farli lavorare meglio. Quelli del ministro sono solo spot che non producono nulla» taglia corto Massimo Vannucci, Pd, membro della commissione Bilancio della Camera. «Non era mai successo, nella storia di palazzo Chigi, che ci fossero i controlli sia in entrata sia in uscita per tutto il personale. Possiamo ora puntare ad avere maggiori presenze, più produttività, più servizi da offrire ai cittadini. Chi minimizza la portata di queste misure, in fondo, ha soltanto la coscienza sporca». Con queste parole, Brunetta ha festeggiato l’introduzione dei tornelli. In realtà, il progetto di controllare il personale era in piedi già dalla precedente legislatura, ma non se ne fece nulla: i tempi burocratici ebbero la meglio sui tempi della politica, dal momento che il governo Prodi cadde prestissimo. I tornelli installati nella notte tra domenica e lunedì, sono di vetro: scompaiono dalla vista rientrando all’interno dei corridoi metallici che delimitano l’ingresso. È un modello elegante, già sperimento in altri uffici periferici della Presidenza: in via della Mercede, in Via Po, ed in Piazza Colonna, proprio sopra la Galleria Sordi. Forte la curiosità di verificarne l’efficacia, già nelle prime ore di utilizzo. Palazzo Chigi è nel cuore della Roma spendacciona e mondana dello shopping. È questa la zona preferita di perdigiorno e clienti abituali di bar e ristoranti. Eppure, ieri mattina, tra gestori e dipendenti degli esercizi pubblici non c’è stato panico da mancati guadagni. La riduzione della clientela è inavvertibile: la pausa delle 11 di mattina, per il caffè e la brioche resta un’impresa per chiunque. File interminabili alle casse, altre identiche al bancone. «La verità? Nessuno usciva da Palazzo Chigi soltanto per fare uno spuntino: dentro Palazzo Chigi c’è il bar. E lì tutto costa molto, molto meno – spiega un barista dall’aria di chi la sa lunga – Per fare spesa e shopping, poi, tutti hanno sempre utilizzato la pausa pranzo, per non trovare ressa»