ROMA Chissà se è una semplice fatalità o mancanza di attenzione. Per la seconda volta in sette anni l’Irlanda si ritrova invischiata in un pasticcio zootecnico. Nel 2001, avvio ufficiale di «mucca pazza», erano stati gli allevamenti dell’isola a tradire una delle più alte incidenze in Europa di vacche colpite dal morbo. E adesso ecco un nuovo allarme alimentare. Che dopo il settore dei suini getta ombre anche su quello bovino. Livelli di diossina superiore alla soglia massima indicata dall’Ue (ma pur sempre inferiore al livello considerato nocivo per la salute, precisa l’autorità irlandese, il Bord Bia) sono stati misurati in alcune mandrie. Tre allevamenti per l’esattezza, su 11 monitorati. La sorgente di contaminazione è la stessa. Mangimi tossici, di un’unica marca, contenenti il composto che in questo caso specifico deriverebbe da oli industriali bruciati. Il bestiame risultato positivo ai test verrà abbattuto. «Nessun rischio per l’uomo», avverte Brendan Smith, ministro dell’Agricoltura. Dall’Irlanda importiamo il 7% della carne bovina straniera, 18,1 milioni di chili nei primi mesi del 2008. Coldiretti rassicura, ricordando che la provenienza di fettine e bistecche può essere individuata nei supermercati attraverso l’etichetta, obbligatoria a differenza della carne suina. Derrate non in regola hanno cominciato a circolare dal 1 settembre. L’Italia acquista dall’Irlanda lo 0,3% della carne di maiale di altra nazionalità, perlopiù destinata alla trasformazione. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi cerca di prevenire con parole rassicuranti comportamenti da parte delle famiglie che rischierebbero di danneggiare il mercato di prosciutti, mortadelle e arista: «Situazione sotto controllo. Non si deve creare un ingiustificato allarme, stiamo lavorando bene». Il sottosegretario dello stesso ministero, Francesca Martini, si dichiara molto soddisfatta della celerità con cui servizi veterinari e Nas sono intervenuti. Ieri sequestrate in via cautelativa tonnellate di carne di maiale, 45 partite su 89 di provenienza sospetta. Visitata dai carabinieri del nucleo antisofisticazione anche una nota fabbrica di mortadelle a Bologna. Controllati 228 supermercati mentre verrà intensificata la sorveglianza alle frontiere. E in una macelleria a Napoli è comparsa la foto di un maialino con la scritta: «I don’t speak english». Era scontato che nel calderone degli alimenti guardati con sospetto finissero anche zamponi e cotechini. è il Codacons a caricare di altri dubbi il consumatore italiano: «Non comprate questi prodotti per le festività, sostituiteli con altri cibi », suggerisce Carlo Rienzi, coordinatore dell’associazione. La Martini cerca di riportare serenità: «I processi di lavorazione dei due prodotti sono partiti in data anteriore al primo settembre », quindi prima che la carne irlandese positiva alla diossina raggiungesse gli altri Paesi. Il Consorzio Zampone e Cotechino Modena, che copre il 70% del mercato nazionale, chiarisce: «Non usiamo carne irlandese. Quello sugli scaffali è sicuro». E la Cia conferma: «Per ora nessun crollo sugli acquisti di carne suina, cotechini compresi».