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IL CODACONS REPLICA AL CREDIT SUISSE



In merito a presunte dichiarazioni rese dal Credit Suisse in una conferenza stampa in Svizzera questa mattina, il CODACONS conferma integralmente tutte le accuse mosse alla Banca svizzera.

In particolare, il CODACONS contesta che la banca abbia consentito il trasferimento di 2 miliardi e 400 milioni appartenenti all’IICA, ente collettivo fondato nel 1989 dallo stesso CODACONS e da altre 9 associazioni consumeristiche, a 5 soggetti privati sui lori conti bancari privati.

Contesta, altresì, che tale trasferimento sia stato consentito senza le verifiche ? poi fatte accuratamente quando il comportamento della banca è stato messo sotto accusa ? delle delibere assembleari e di presunti consigli di amministrazione che non erano stati designati dai soci fondatori dell’IICA. In particolare, la banca, pur avendo agli atti l’atto costitutivo e lo statuto dell’IICA da cui risulta chiaramente che i soci fondatori erano 10 associazioni e non soggetti privati, e che il Consiglio di Amministrazione durava in carica un solo anno, hanno dato per buona la firma sul conto di un soggetto che risultava nominato 10 anni prima e che non risultava confermato da una assemblea validamente costituita con la partecipazione dei rappresentanti delle 10 associazioni (compresa il CODACONS) fondatrici dell’IICA stessa.
Il Codacons contesta che la banca svizzera abbia preteso giustamente dall’IICA successivamente alla protesta inoltrata la certificazione notarile della legittimazione dei soggetti soci che avevano nominato il Consiglio di Amministrazione, mentre la stessa certificazione e quindi lo stesso rigore e la stessa attenzione non aveva usato pochi mesi prima nel far dissolvere il patrimonio dell’ente.


Il Codacons contesta che la banca svizzera abbia consentito il trasferimento da un conto intestato ad un ente collettivo (IICA) a 5 conti privati nonostante il divieto previsto dal codice civile di contrattazione tra l’ente ed i suoi amministratori, e nonostante che questo integrasse un caso tipo di operazione sospetta anche ai fini della legge sull’antiriciclaggio.
Il Codacons, infine, contesta il gravissimo contegno della banca svizzera che, dopo aver riconosciuto come legittimato ad operare sul conto intestato all’IICA l’Avv. Carlo Rienzi, presidente dell’ente, a seguito di accuratissime verifiche e della già citata certificazione notarile, ha inviato all’ente il tabulato di tutti i movimenti effettuati sul suo conto effettuati negli ultimi anni, ma ha incredibilmente rifiutato di comunicare all’ente i numeri dei conti e le banche su cui erano stati trasferiti tutti i fondi con quella famosa disposizione.
La banca svizzera ha tentato di giustificare il suo rifiuto con la legge sulla privacy ma il Codacons si chiede: come è possibile invocare la legge sulla privacy quando a chiedere le informazioni sul conto bancario è il titolare del conto stesso?
La legge può valere per i terzi estranei al rapporto bancario, ma non per il titolare del conto, riconosciuto come tale dalla banca stessa.
E’ letteralmente incredibile che il Credit Suisse abbia inviato agli aventi diritto i tabulati di 5 anni dei movimenti operativi sul conto bancario, omettendo di comunicare proprio l’ultima operazione, quella con la quale i soldi sono scomparsi.
Su tutto questo si deve pronunciare la CONSOB, la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro.

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