Nessuna prova di danno ambientale ed esclusiva competenza dello Stato in materia. Con queste motivazioni il Consiglio di Stato dà il via libera ai lavori di ampliamento della base militare di Vicenza. Accogliendo in questo modo l’appello della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero della Difesa contro l’ordinanza del Tar del Veneto che il 18 giugno scorso aveva accolto la richiesta di sospensione del progetto Dal Molin.
Alla base della decisione del Consiglio di Stato, l’insindacabilità dell’autorizzazione governativa all’ampliamento. «Tale insindacabilità – chiarisce una nota del Consiglio di Stato – riguarda non solo il contenuto dell’atto, ma anche, a maggior ragione, la sua forma, propria dell’ordinamento nella quale l’atto si è formato». Come a dire: venendo dal governo, si tratta di una decisione politica, non giudicabile dal tribunale amministrativo. La diretta conseguenza di questa constatazione è che, trattandosi di materia di esclusiva competenza dello Stato, non è prevista la consultazione della popolazione. E proprio sulla mancata consultazione dei cittadini, oltre che sull’assenza di una specifica autorizzazione da parte del governo e sulla violazione delle procedure delle gare d’appalto, si era basata la decisione del Tar. A rendere ancora più lapidaria la sentenza del Consiglio di Stato, il decadere dell’allarme per presunti danni ambientali, perché rischi di questo tipo sembrano «privi di riscontri concreti».
Soddisfatto Giancarlo Galan, governatore del Veneto, mentre annunciano ancora battaglia i promotori del ricorso al Tar, il Codacons, il neosegretario di Rifondazione Paolo Ferrero e i rappresentanti del movimento «No Dal Molin», che ieri sera sono tornati a manifestare a Vicenza. Armati di tondini di ferro e cemento, hanno iniziato ad erigere un simbolico «muro» di sbarramento sulla strada che porta all’aeroporto destinato ad ospitare la base americana.