ROMA Dopo la carne suina irlandese contaminata, l’allarme diossina si estende a quella bovina. Le autorità di Dublino hanno trovato la sostanza tossica anche in alcune mandrie di bovini che hanno mangiato il mangime incriminato, lo stesso che ha già portato al ritiro dal commercio della carne di maiale. Lo ha riferito la tv irlandese Rte, precisando che queste mandrie saranno abbattute. I rischi, ha aggiunto Dublino, «sono molto bassi e non ci attendiamo sintomi conseguenti». Nel frattempo, è stato sottolineato, «stiamo intensificando i controlli alle frontiere sulle carni bovine irlandesi, sebbene non ci siano ancora disposizioni in questo senso dall’Unione europea». Dublino corre dunque ai ripari e a poche ore dalla scoperta della presenza di residui di diossina, non solo nei maiali, ma anche in alcune mucche. La Commissione europea dichiara «di essere al momento soddisfatta di queste misure». Ma l’allarme dilaga. Sono 89 le partite di carne suina importate in Italia a partire da settembre, da quando cioè è scattato l’allarme diossina, ha informato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, che ha annunciato che 45 di queste partite sono state già rintracciate e sequestrate: «Contiamo in brevissimo tempo di trovarle e sequestrarle tutte». Delle 45 partite, 23 sono state trovate in Lombardia, una in Calabria, una nella Provincia autonoma di Trento, 8 in Emilia Romagna, 6 in Veneto, una rispettivamente in Lazio, Puglia e Basilicata. Tutte rinvenute presso i grossisti, prima del commercio al dettaglio. Ma il Codacons ha lanciato un appello ai consumatori: «Il governo deve muoversi, non c’è più tempo da perdere. Per tutelare la salute dei cittadini, invitiamo i consumatori a non acquistare nei prossimi giorni di festa cotechini e zamponi in vendita nel nostro paese, e a sostituire tali prodotti con altre carni». Immediata la replica del sottosegretario Martini: «Non condivido questo appello. Questi allarmismi fanno male all’economia italiana». Per poi aggiungere che questi prodotti vengono lavorati diversi mesi prima della commercializzazione, e «quelli sul mercato provengono da carni lavorate comunque prima del primo settembre, cioè la data stabilita dall’Unione europea dopo la quale c’è il rischio di contaminazione». Rassicuranti anche i veterinari: «Da quello che ci risulta il problema diossina non esiste». In ogni caso i rischi per la salute dei consumatori non ci sono, se il consumo risulta limitato a piccole quantità di prodotti in un periodo di poche settimane, secondo quanto affermato da Angelica Tritscher, esperta del dipartimento di sicurezza alimentare, zoonosi e malattie alimentari, dell’Oms di Ginevra. La Coldiretti ci tiene a precisare che dall’Irlanda arriva «ben il 7% della carne bovina importata in Italia, che è tuttavia riconoscibile sugli scaffali dei supermercati grazie all’obbligo di indicare la provenienza in etichetta».