“Niente carta, niente accordi“. Talmente lapalissiano che all`avvocato Ivone Cacciavillani, esperto di diritto ammini-strativo, verrebbe quasi da non crederci. Eppure, presupposto “essenziale“ allo stop del Da Molin deciso dal Tar è proprio l`assenza di un atto di consenso scritto da parte del governo italiano. Un accordo, quello con gli americani per la base Usa a Vicenza, in sostanza, solo verbale e come tale privo di valore. “L`atto orale non è pensabile tra governi – spiega Cacciavillani – specie nel campo del diritto internazionale. La forma scritta è essenziale“. Un vizio formale però potenzialmente sanabile in tempi brevi. Magari prima dell`appello davanti al Consiglio di Stato annunciato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa che potrebbe ribaltare nuovamente il destino della Ederle 2. “E se così fosse puntualizza l`amministrativista – davanti a un impegno scritto del governo, un eventuale referendum, anche qualora vincesse il voto contrario, perderebbe di senso“. Riepilogando. La prima sezione del tribunale ammini-strativo del Veneto, presieduta da Bruno Amoroso, ha accolto la richiesta di sospensiva dell`atto di nulla osta alla base militare presentata dal Codacons. L`ordinanza numero 435 pubblicata venerdì “inibisce nei confronti di chicchessia l`inizio di ogni attività diretta a realizzare l`intervento“. Tre i vizi riscontrati nella procedura seguita dal governo: l`assenza di un accordo scritto, la mancata consultazione della popolazione interessata e la dubbia valutazione dell`impatto ambientale dell`insediamento. “Fondamentale è la mancanza di un accordo scritto precisa Cacciavillani – essenziale tra governi, specie in ambito internazionale. Tecnicamente la sospensiva del Tar stabilisce che l`atto impugnato non possa essere messo provvisoriamente in esecuzione. Cioè fino alla sentenza definitiva“. Quando, cioè, i giudici entrano nel merito della faccenda. Aria di lunghe attese? “In realtà il tutto potrebbe concludersi in tempi brevi – continua l`avvocato – entro un mese il tribunale potrebbe pronunciarsi in via definitiva a meno che il governo non sani prima il vizio di forma riscontrato nella sospensiva“. Indire il referendum, come ha già annunciato il sindaco vicentino Achille Variati, può essere sufficiente? “In realtà è necessario dar forma scritta all`accordo. Il referendum davanti a un impegno scritto tra governi perde di senso. Se anche, ad esempio, dovessero vincere i no, davanti a un accordo internazionale scritto la base Usa si farebbe ugualmente“. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha già dichiarato di aver dato mandato all`Avvocatura di Stato di presentare ricorso al Consiglio di Stato per chiedere di poter riprendere i lavori della base. “Beh, si capisce, il ricorso, una volta sanato il vizio, permetterebbe una pronuncia favorevole al governo per “sopraggiunti fatti nuovi“. Ciò che francamente appare strano in tutta questa storia è che alla fine sia il popolo di Vicenza, cioè, con tutto rispetto, un municipio, a decidere la strategia continentale“.