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Il ricordo dell’avvocato Raffaella D’Angelo “Quando riusci’ a scalare la vetta piu’ alta d’America”

Salerno. Per anni ha fatto parte del soccorso alpino e speleologico e, come tanti "novizi" del Club alpino italiano, ha avuto Marco Capone come maestro.  Raffaella D’Angelo, avvocato e componente dello staff del Codacons, è provata: «Quanto accaduto colpisce in maniera drammatica la nostra sezione – dice – Sono praticamente sconvolta. Marco è una persona eccezionale, una di quelle che difficilmente riesci a dimenticare. Uno dei pochi ad avere realmente una cultura della montagna». " «Quindici anni fa fu il mio istruttore – ricorda l’avvocato D’Angelo – Nonostante la giovanissima etá era molto preparato ed aveva una incredibile esperienza. E’ stato grazie a lui se ho potuto coltivare il mio amore per la montagna e se sono riuscita ad imparare tante cose». " L’incidente della Val Pellice l’ha lasciata di sasso: «Non conosco la dinamica, ma sono assolutamente certa che si sia trattato di una tragica fatalitá. Marco è sempre stato una persona molto prudente e cauta. Inoltre aveva un senso di rispetto innato per la montagna, per la natura e per la vita. Chi è cresciuto con questi valori non metterebbe mai a repentaglio la propria esistenza o quella degli altri». " Un bagaglio che Marco aveva assorbito dalla famiglia: «Sono vicina alla mamma, Paola Pisani. Immagino quello che stia vivendo. E’ stata per anni segretaria del Cai, praticamente una pietra miliare della struttura di via dei Canali ed un punto di riferimento per tutti noi. Anche lo zio Ennio. Sono persone di grande valore, innamorate della montagna, con un senso innato di devozione per la natura». " Sono due gli episodi che l’avvocato D’Angelo ricorda di Marco. «Uno è decisamente tragico. Era il ’96 e perdemmo un giovane compagno, Francesco, durante un incidente in Calabria. Lui e Marco erano molto legati. Francesco lo precedeva e forse, anche per questo, Marco riuscì a salvarsi. Credo che dopo questo episodio la sua vita sia cambiata e probabilmente, anche in seguito alla morte di Francesco, abbia deciso di andare via da Salerno». " L’altro, invece, è il ricordo della conquista di una vetta importante. «Marco nel ’98 andò insieme ad Onofrio Di Gennaro, a suo figlio Maurizio e con Luigi Odierna e Valentina Santangelo del Cai di Salerno, in Argentina per scalare l’Aconcagua, la montagna più elevata delle Americhe». " La chiamano Padre de los Andes ed El Cantinela de Piedra; il toponimo in lingua aymará (Kon-kawa) significa "monte nevoso": ma Marco, nonostante l’impresa fosse ostica e non priva di difficoltá (in quell’occasione andò incontro ad un principio di congelamento), riuscì a salire in vetta. E a piantare il gonfalone del Comune.

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