TORINO – Avevano accettato i disagi di una levataccia e avevano sfidano le temperature polari di ieri mattina. Tutto, per arrivare in tempo alla stazione per salire alle 8.11 sul Tgv 9240 in arrivo da Milano. Attesa vana: perché il treno diretto a Parigi via Modane era stato soppresso. E non si parla di una decisione dell’ultimo minuto; il convoglio 9240 di Trenitalia era stato cancellato addirittura dieci ore prima per un guasto tecnico. Senza che l’azienda abbia in qualche modo informato la propria clientela. I passeggeri hanno dovuto così attendere più di un’ora e mezza l’arrivo in stazione di un altro Tgv, il Milano-Parigi delle 9.40. Nessuno, però, ha assicurato che sul secondo treno ci fossero posti a sufficienza per tutti. Tanto che in molti hanno dovuto rinunciare alla propria trasferta in Francia, vuoi perché ormai il ritardo accumulato non permetteva di arrivare in tempo a impegni e appuntamenti vari, vuoi perché semplicemente non c’era spazio sufficiente per tutti. Da qui una raffica di telefonate indignate al centralino del Codacons, che si è già attivato per inviare la relazione sui disservizi del 9240 ad Antonio Catricalà, presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato. «Organizzare soluzioni alternative di viaggio in caso di soppressione di un treno – ha scritto in una nota l’avvocato Tiziana Sorriento, presidente regionale del Codacons Piemonte – non solo risponde ad una esigenza di standard qualitativi del servizio ferroviario ma è preciso obbligo contrattuale. Viceversa, non preoccuparsi neppure di avvertire i passeggeri quanto meno con indicazioni sul sito dell’azienda è un comportamento omissivo che falsa le scelte economiche dei consumatori». Imbarazzata la replica di Trenitalia. «Effettivamente, attorno alle 22 di mercoledì un convoglio merci ha avuto un guasto a Modane. Anche il mezzo di soccorso ha avuto dei problemi con la linea aerea, causando la soppressione del Tgv». Ma sulla causa della mancata comunicazione ai passeggeri? «Probabilmente a causa dell’ora si è verificato un difetto amministrativo. E non possiamo che scusarcene con i nostri clienti».