Al Sud l’inflazione corre più veloce che nel resto d’Italia: alla Calabria il record per la crescita dei prezzi sugli ultimi dieci anni. E se alimentari e bevande "schizzano" verso l’alto, sempre più accessibili ai consumatori sono i servizi legati alle comunicazioni. L’incremento percentuale del costo dei principali beni di consumo nel paniere del Mezzogiorno è più alto di quello che si registra nel Centro-nord, segno che la forbice del costo della vita tra le due parti del Paese tende fatalmente a ridursi. Le dinamiche con cui è ormai abituato a fare i conti chi tutti i giorni si rivolge agli esercizi di piccola e grande distribuzione emergono con chiarezza dai dati Istat sui prezzi al settembre 2008. L’Istituto effettua infatti un monitoraggio periodico sul carrello della spesa e, prendendo come punto di riferimento i valori riscontrati nel dicembre 1998, calcola un indicatore per le principali categorie merceologiche. Sulla base di questa analisi, risulta che la Calabria ha visto crescere nell’ultimo anno i prezzi al consumo del 4,4%, performance record a livello nazionale. Come se non bastasse, fatto 100 il valore dei prezzi al consumo del dicembre ’98, la regione del Sud nel settembre di quest’anno registra un indicatore pari a 131,3, ancora una volta degno del primato italiano. In situazioni analoghe versano ad onor del vero anche le altre aree del Meridione: la Sicilia, per esempio, è seconda in Italia per l’incremento dei prezzi tra il settembre 2008 e lo stesso periodo dell’anno precedente (+4,2%) mentre spetta alla Campania la seconda piazza per il valore dell’indicatore di crescita sul dicembre ’98 (129,4). Non è un caso, insomma, se da qui alla fine dell’anno si profila un drastico calo di consumi, con tutte le conseguenti ricadute negative sul tessuto produttivo attivo sul territorio (si veda "Il Sole-24 Ore" del 20 ottobre 2008). Non si dimostra molto sorpreso Francesco Di Lieto, presidente di Codacons Calabria. «Certe tendenze – dichiara sono fin troppo evidenti ai privati cittadini che ogni giorno si recano a far la spesa. Anzi: i dati Istat, frutto di complesse elaborazioni statistiche, restituiscono un quadro persino meno grave di quello reale». A ascoltare Di Lieto, insomma, c’è davvero poco di che sorridere. «La situazione – spiega – è drammatica con l’inflazione determinata dalla congiuntura sfavorevole che va ad infierire su un consumatore già provato dal traumatico passaggio dalla lira all’euro.E c’è di più.Se raffrontiamo i prezzi italiani delle principali categorie merceologiche – conclude Di Lieto – a quelli degli altri Paesi d’Europa, scopriamo addirittura che da noi c’è ancora più accanimento sul cliente ultimo». Ad ogni modo, i rincari non riguardano tutte gli "scaffali" di vendita. Le tariffe dei servizi per la comunicazione, per esempio, sono in netto ribasso.Nell’ultimo anno i loro valori in Puglia sono calati del 4,5%, in Basilicata del 4,3% e del 3,5% in Calabria. E in questa stessa regione gli indicatori di confronto con il dicembre ’98 sono a quota 60,2, in pratica 39,8 punti in meno rispetto ai prezzi di dieci anni fa. Al contrario, è nei generi di più largo consumo che l’inflazione si fa sentire maggiormente. Alimentari e bevande analcoliche nell’ultimo anno hanno visto il proprio costo lievitare del 7,1% in Calabria, del 6,1% in Campania, del 5,9% in Puglia, del 5,7% in Sicilia e di 5,4 punti percentuali in Basilicata. Tendenza analoga per bevande alcoliche e tabacchi, il cui prezzo in Calabria è, per esempio, aumentato del 5,7 per cento. In netto rialzo anche i costi per abitazione, acqua, elettricità e combustibili, categorie tra le più suscettibili di rincari legati alla congiuntura sfavorevole: in Basilicata siamo al +8,1%, in Puglia e Sicilia al +7,1% mentre aumenti relativamente più contenuti riguardano Campania (+5,8%) e Calabria (+5,5 per cento). Non mancano poi trend legati alle situazioni contingenti di ciascuna regione: in Basilicata, per esempio, dal 2007 ad oggi è diminuito il prezzo di abbigliamento e calzature (-1,5%), in Puglia è leggermente sceso il costo legato a servizi di intrattenimento e cultura (-0,3%) e in Campania alberghi e ristoranti si fanno meno cari (prezzi in calo dello 0,9%), anche in virtù della crisi dovuta all’ultima esplosione dell’emergenza rifiuti. Le associazioni di categoria, comunque, appaiono caute. Per Maurizio Maddaloni, presidente campano e vicepresidente nazionale di Confcommercio, «il rientro dell’inflazione è un processo legato a meccanismi di formazione dei prezzi che hanno origine su scala internazionale». Giovanni Felice, presidente di Confesercenti Sicilia, si sofferma in ultimo sulla forbice dei prezzi tra Nord e Sud. «Anche se i costi di beni e servizi – dichiara – stanno crescendo in percentuale, al Meridione in termini di dato assoluto la vita continua a costare meno che nel resto d’Italia». I SETTORI Cresce il peso di tutti i generi: dalle bevande all’abitazione, dai tabacchi all’elettricità Calano solo le tariffe per le comunicazioni