In amore chissà. Quanto al gioco non è che gli astigiani siano granché fortunati. Lo confermano le statistiche i cui numeri, a dirla tutta, lasciano anche intuire una scarsa vocazione all’azzardo in fatto di scommesse e dintorni. L’ultimo studio, pubblicato dal quotidiano economico «Il Sole-24 ore», colloca Asti al 77° posto nella graduatoria della spesa pro capite per giochi e scommesse. Tra «Gratta e vinci» e Superenalotto, passando per scommesse Totocalcio e affini, ogni 100 euro guadagnati ciascun astigiano (bambini compresi) ne ha poi spesi 5 in giocate: esattamente 604 euro a testa in tutto il 2007. La media nazionale è di 6,3 con 709 euro. Cifre, quelle astigiane, lontane da Caserta, che guida la speciale graduatoria: ciascun abitante della cittadina campana ha destinato alle giocate 773 euro, il 12,7% del reddito annuo. Ma c’è notevole distanza anche dai biellesi, molto parsimoniosi: solo il 3,3% dei guadagni, con una spesa di appena 451 euro pro capite. La «dea bendata», poco corteggiata, non ha quindi ricambiato. Agli astigiani non è infatti andata bene: solo 402 gli euro vinti da ciascuno, con un passivo di 202. Una tendenza, del resto, che attraversa tutta la penisola visto che, con 35 euro a testa, solo a Forlì possono vantare un saldo positivo. Pavia invece, con 1016 euro, è la provincia è cui si è registrata la vincita annua pro capite più alta. E chissà che la «febbre» per il Superenalotto con la caccia al jackpot di 88,2 milioni di euro, non finisca con lo stravolgere la graduatoria 2008. Chi spendendo pochi euro e chi investendo somme più considerevoli, stanno in coda per inseguire il «sei» che può valere una vita da nababbi. Da considerare che proprio nel Torinese, nello scorso aprile vennero vinti 40 milioni di euro, ultima tra le vincite record del Superenalotto. Insomma, c’è quanto basta per farci un pensierino e tentare la sorte, nonostante gli appelli del Codacons che invitano all’oculatezza. Appelli cui pochi sembrano voler dare retta. Anche nelle ricevitorie astigiane giocatori in coda: praticamente ovunque, le giocate sono aumentate anche del 100%. Tra quelli che provano a vincere investendo pochi spiccioli c’è Valentina Brondolo, studentessa di archeologia. In coda in ricevitoria, guarda incerta il grande pannello che contiene le schede prestampate. «Gran parte della vincita – dice spspirando – mi servirebbe per potermi dedicare a una vita da studiosa, il resto lo investirei, certo non in Borsa». La scelta dei possibili numeri vincenti è casuale: «Dai sogni ai numeri delle canzoni che scarico da internet». Ma non tutti sono contagiati dalla «febbre del jackpot». Come il sindaco Giorgio Galvagno. «Mai giocato in vita mia – sottolinea – anche nelle lotterie benefiche magari offro i soldi per il biglietto ma poi lo lascio lì». «Certo – aggiunge – con 88 milioni di euro si potrebbe fare anche qualcosina per il bilancio comunale». Chi non ha problemi di bilancio è la Cassa di risparmio di Asti: gli eventuali 88 milioni sarebbero qualche milioncino in più del doppio dell’utile netto dello scorso anno. «Non so che fanno i dipendenti, io però non ho mai giocato – racconta il presidente Aldo Pia – qualche volta mi viene la tentazione ma poi mi dimentico. Ma chissà, in fondo potrei tentare anch’io. Come si fa?».