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Indagando come i Ris tra i misteri della storia

Lo scandianese Silvano Vinceti, scrittore e conduttore televisivo, affronta gli enigmi della storia con un mix di tecnologia e ricerca, spesso andando a scoprire nuove tracce nelle tombe di personaggi famosi. L`ultimo risultato è il libro “Delitti e misteri del passato. Dall`agguato a Giulio Cesare all`omicidio di Pierpaolo Pasolini“ (Rizzoli, 17,50 euro), scritto con Luciano Garofano (comandante Ris di Parma) e Giorgio Gruppioni (docente universitario). Indagini su grandi gialli della storia, da Cesare a Pasolini (per l`omicidio dello scrittore viene messa sotto accusa la fase istruttoria e dibattimentale delle indagini), passando attraversando i casi del Boiardo, di Pico della Mirandola e di Leopardi. Unendo i documenti storici alle scoperte ottenute con l`uso delle tecnologie scientifiche più avanzate, come quelle usate dai Ris di Parma, e le analisi ossee“. Vinceti, perchè tanta passione nel riaprire le tombe e studiare i morti? “Perchè si ridà attualità a questi personaggi, si fa rinascere la curiosità. Oltre alla possibilità di fare scoperte storiche, come nel caso di Pico e Poliziano, quando le analisi scientifiche possono dare nuovo significato anche ai documenti storici. E si può infine ricostruire il volto dei personaggi“. Però la sua prima ricerca, quella reggiana sui resti del Boiardo a Scandiano, nonostante il successo dell`operazione non ha innescato particolari iniziative. “Perchè qui è una vergogna. A Reggio sembra che l` unico grande personaggio sia Matilde di Canossa, Ferrara ha saputo valorizzare l`Ariosto e ci sono decine di migliaia di persone che ogni anno si recano alla sua tomba. Invece se chiedessimo ai giovani reggiani dove sono nati Boiardo e Ariosto avremmo delle strane sorprese, non c`è memoria storica condivisa, non viene rinnovata attraverso iniziative turistiche e di memoria storica della propria terra. Vedere la mancanza di promozione lascia allibiti“. A Scandiano c`era un progetto. “L`avevo presentato prima delle ultime elezioni amministrative, per un rinascimento scandianese, era stato sottoscritto da tutti i gruppi, compreso il sindaco attuale. Chi l`ha visto? E` stata una grande occasione persa“. Ora c`è il giallo sui resti del Correggio. “Volevo fare anche questa ricerca, perchè non c`è certezza che i resti del pittore siano a Correggio. Potrebbero essere rimasti da prima della seconda guerra mondiale a Bologna, in qualche scatolone all`Università di antropologia, lo stiamo verificando. Certo risulta che nessuno a Correggio ne abbia mai chiesto la restituzione“. L`indagine più intrigante del libro è quella su Pico della Mirandola e il Poliziano? “Le nostre analisi hanno accertato che nei resti ossei di Pico c`è una tale quantità di arsenico da provare che è stato avvelenato. E lo stesso vale per il Poliziano. E questa certezza permette di riscrivere la storia di Firenze negli anni di Lorenzo il Magnifico e Savonarola. Si apre un forziere di storia, entrando nel thrilling storico. Non un giallo alla Codice da Vinci, qui ci basiamo su documenti e analisi scientifiche. E si va a caccia dei mandanti“. Avete dei sospetti? “Potrebbero essere stati i cabalisti. Pico nel suo ultimo libro attaccò l`astrologia come arte divinatoria. Mettendo nel mirino interessi enormi, all`epoca un astrologo vendeva ad esempio filtri magici ai potenti ricavandone autorità e ricchezze“. Bastava questo per uccidere Pico? “Abbiamo riscoperto una lettera negli archivi della biblioteca Laurenziana di Firenze, scritta da Pico e condivisa da Poliziano, indirizzata a Marsilio Fucino. Gli dicevano di smettere di fare il necromante e di tornare a fare il filosofo. E in quegli anni una denuncia per necromanzia poteva significare inquisizione. Aggiungiamo che Pico e Poliziano erano fautori del Savonarola, che voleva cacciare i Medici“. Per Giacomo Leopardi non vi è stato permesso di esaminare i resti. “Abbiamo perso il ricorso al Tar, fatto insieme al Codacons, nel quale chiedevamo di poter fare indagini per evitare truffe ai turisti. Lì si paga il biglietto per vedere la tomba, ma sono 120 anni che si discute se i resti ossei siano del poeta di Recanati o se Leopardi sia stato sepolto in una fossa comune, visto che quqndo è morto c`era la peste. E` chiaro che se si scoprisse che non ci sono i resti di Leopardi, tutto il business turistico verrebbe meno“. Qual è l`indagine che vorrebbe fare? “Leonardo da Vinci al castello di Amboise. Dopo di che la smetto di fare, come direbbe Sgarbi, l`archeologo della morte. Ora ci sono dei restauri in corso, ma credo che poi potremo fare anche questa ricerca“. Paolo Patria.

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