Abbiamo definito ironicamente paranormale la rilevazione ISTAT sull’inflazione nelle città campione registrata dall’Istituto del 2,1%. La dimostrazione di questo, è il dato clamoroso riguardante, per esempio, due città italiane che distano 300 km l’una dall’altra (Ancona e Napoli) che mostrano dati inflattivi rispettivamente dell’1,2% e dell’2,7% su base annua. È credibile che ci possa essere su dati inflattivi così bassi, come li ha registrati l’ISTAT (e a cui noi non crediamo), una differenza che arrivi al 140%?. C’è qualcosa che non va ed è così evidente, così vistoso, che ci fa ipotizzare che vi sia qualcosa di più della denuncia che noi continuiamo a fare sull’esattezza dei dati pubblicizzati. Da tutto ciò si evince che vi è un problema enorme legato all’accuratezza nella rilevazione dei prezzi dei beni a livello territoriale. Bisogna, quindi, mettere mano a questa questione come alle altre due che abbiamo sempre sollecitato e cioè che le voci del paniere, e i pesi relativi, non corrispondono più alla realtà. Oltre a questa constatazione ve n’è un’altra che noi riteniamo altrettanto scientifica: non si può pensare ad un calo dell’inflazione quando esplode la questione energetica ed i prezzi dei carburanti e dei combustibili, che così tanto incidono non solo sulle tasche dei consumatori, ma hanno implicazioni sia sul sistema produttivo che su quello distributivo nella definizione di tutti i prezzi dei beni di largo consumo.