Non si placano le polemiche sulla scuola, in particolare sugli ipotizzati nuovi tagli agli istituti più piccoli. Mentre i Cobas si preparano ad una settimana di proteste che inizieranno oggi con un sit-in al Senato e finiranno con lo sciopero e il corteo di venerdì a Roma, Raffaele Bonanni, ha detto che la Cisl potrebbe rinunciare "volentieri" allo sciopero generale sulla scuola "alla condizione che il governo convochi noi e gli enti locali per discutere come si riorganizza la scuola". Pronta la risposta della Cgil: "Le motivazioni per lo sciopero si confermano e anzi si rafforzano anche alla luce della chiusura di 4.000 scuole", ha detto Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc. Ma anche dalla Cisl Scuola arriva la conferma della protesta: "Contestiamo l’obiettivo del governo, perchè chiedere 8 miliardi vuol dire mettere in ginocchio la scuola". "Ai senatori" spiega il portavoce Cobas Piero Bernocchi, "mostreremo la totale opposizione del popolo della scuola pubblica ai tagli di posti di lavoro (200 mila), di scuole (tutte quelle con meno di 500 alunni), di orario; il rifiuto netto della riesumazione della novecentesca maestra unica e del ripristino della scuola "libro Cuore", con grembiulini e bocciature per la condotta; nonché della trasformazione delle scuole in Fondazioni private dirette da cda aziendali". La Conferenza delle Regioni si riunirà giovedì suil tema. Il Codacons ha dato vita al comitato "Insegnanti e genitori vittime della Gelmini", con 100 sedi e con l’obiettivo di far partire una "azione collettiva" contro la riforma. Anche sul versante università le acque sono agitate. I ricercatori continuano a protestare negli atenei contro i tagli della legge 133 a fondi e precari.