Anche l’Istat si accorge finalmente di quanto noi denunciamo da tempo.
A sorprendere semmai sono i ritardi endemici con cui si arriva a verificare questi aumenti.
Sarebbe opportuno che ci si attrezzasse in maniera più precisa e puntuale, per essere in grado di registrare tempestivamente i primi segnali di tensione che si possono verificare soprattutto sui beni di largo consumo e di prima necessità.
Ma, al di là degli strumenti di rilevazione, è urgente che si concluda positivamente il tavolo di confronto aperto con il Governo attraverso i due Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, poiché le ricadute di tali aumenti per ogni famiglia potrebbero essere, se non bloccati, di circa 400? in più all’anno. Su tale tavolo si deve arrivare presto ad un protocollo che determini:
? sistemi istituzionali di verifica, controllo e sanzione per i prezzi lungo l’intera filiera agroalimentare, ali fine di colpire ed estirpare abusi speculativi;
? strumenti di informazione diretta, tempestiva e gratuita, ad esempio attraverso sms via telefonino come già sperimentato, rivolta ai cittadini sui prezzi dell’intera filiera;
? realizzazione della filiera corta o vendita diretta attraverso spazi l’utilizzo di autonomi in tutti i centri cittadini, al fine di far risparmiare e contemporaneamente calmierare i prezzi dei generi di prima necessità;
? interventi funzionali a ridurre i prezzi, di almeno il 5%, soprattutto quelli relativi al paniere fondamentale per l’alimentazione delle famiglie.
Inoltre dovrà essere messa in campo una iniziativa strutturale, che dovrà pervenire in tempi rapidi sia ad una razionalizzazione che ad una resa più efficiente dell’intera filiera agroalimentare, e sia alla definizione di accordi interprofessionali, per rendere ricavi economici più equi all’interno della filiera stessa ed a vantaggio dei produttori diretti e dei consumatori.