Sembra uscita da un film di Totò la vicenda su cui i carabinieri di Piacenza hanno alzato ieri il sipario. Protagonisti: due insospettabili piacentini, che si sarebbero improvvisati falsari per sostenere economicamente il loro disinvolto stile di vita ed in particolare la passione per le donne "costose". Banconote – da 20, 50 e 100 euro, fresche di stampa – infilate allegramente nelle mutandine di procaci lap-dancer o generosamente lasciate di mancia alle giovani compagne di una notte. Raccontata così sembra davvero il remake dell’indimenticabile "Banda degli onesti", con i due protagonisti che richiamano alla memoria il principe De Curtis e Peppino De Filippo, "falsari" per tentazione e per sfuggire alla povertà. Ma l’odierna versione è un po’ meno romantica. In primo luogo perché, alla fine, gli esilaranti interpreti del film (datato 1956) si pentono e non spendono nemmeno una delle banconote appena stampate (Totò si compra cappotto e scarpe nuove, ma con le ultime mille lire autentiche che gli sono rimaste), mentre i piacentini arrestati – secondo le accuse – i soldi falsi li avrebbero usati eccome. E non certo per rinnovarsi il guardaroba. L’aspetto godereccio della vicenda è certamente quello che incuriosisce di più. Come se rifilare una banconota falsa a un barista o alla cassiera di un supermercato fosse in qualche modo più immorale che infilarla tra i seni – a loro volta finti – di una lap dancer. Ovviamente non è così. E qualche tempo fa il Codacons ha allertato i consumatori sulla quantità considerevole degli euro falsi in circolazione. La banconota più falsificata risulta quella da 50 euro. Certamente, riconoscere un falso non pare essere così semplice se è vero che ne circolano parecchi, ma qualche accorgimento alla portata di tutti c’è. Per esempio, appena ricevete una banconota, confrontatela con una già in vostro possesso e prestate attenzione in particolar modo al colore, alla nitidezza e alle dimensioni. Se già notate una minima sbavatura significa che la banconota è contraffatta.