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La Bce taglia i tassi di mezzo punto Ma il presidente Trichet annuncia: a breve nuovi interventi

I tassi di interesse di Eurolandia hanno imboccato una ripida discesa. E la Banca centrale europea, che ieri li ha tagliati di mezzo punto percentuale al 3,25% come previsto, è ormai passata in modalità «aggressiva» e prepara un nuovo taglio, dopo che il Fondo monetario ha previsto per le economie avanzate una contrazione economica nel 2009, la prima dalla seconda guerra mondiale. Abbandonando la sua consueta prudenza, il presidente Jean-Claude Trichet ha detto: «non escludo che taglieremo i tassi di nuovo». E – con la Banca d’Inghilterra che ha clamorosamente ridotto di un punto e mezzo il costo del denaro e la Banca nazionale svizzera che si è accodata alla Bce tagliando di mezzo punto – il presidente dell’Eurotower ha inviato un segnale preciso confessando che, al Consiglio direttivo di ieri, i banchieri centrali dei Quindici hanno persino valutato di tagliare i tassi di tre quarti di punto. Gli spazi di manovra ci sono tutti: l’economia dei Quindici è di fronte a «incertezze straordinariamente alte» e «l’intensificarsi e l’ampliarsi dell’instabilità finanziaria», ha detto Trichet, «probabilmente danneggeranno la domanda a livello globale e in Eurolandia». Allo stesso tempo «le prospettive per la stabilità dei prezzi sono migliorate ulteriormente», tanto che, l’inflazione della zona euro, al 3,2% a ottobre, grazie alla discesa del petrolio dovrebbe «continuare a calare nei prossimi mesi portandosi in linea con la stabilità dei prezzi (al 2%) nel 2009». Per sapere se la Bce ragiona su uno scenario di recessione – che è quanto si aspettano molti economisti – bisognerà aspettare le previsioni degli economisti della Bce che lo stesso Trichet anticiperà il mese prossimo. RECESSIONE Di certo c’è che la recessione è un rischio «concreto», per usare le parole del Commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia, che si aspetta una crescita di Eurolandia di appena lo 0,1% nel 2009. E in uno scenario così fosco sono in molti, fra gli economisti, coloro che prevedono tassi in caduta libera: in media, si aspettano che la Bce continuerà a tagliarli fino a raggiungere il 2,5% ad aprile, imbarcandosi nella corsa a ridurre il costo del denaro più veloce che si sia vista nella storia decennale dell’istituto di Francoforte. Qualcuno, come Aurelio Maccario di Unicredit MIB, va oltre: l’economista prevede «ulteriori mosse aggressive», perché «negli ultimi mesi il mondo è cambiato, ma la Bce sembra non essersene accorta». Se ne è accorta per forza, vista la seria crisi economica in Gran Bretagna, la Banca d’Inghilterra, che ieri ha lasciato di stucco gli economisti, tagliando i tassi del triplo rispetto al mezzo punto che questi si aspettavano. A muoversi poi è stata anche la banca centrale svizzera, che ha portato l’obiettivo della banda d’oscillazione del Libor a 3 mesi sul franco a 1,50-2,50% dal precedente 2-3%. E il mese prossimo la palla passa di nuovo alla Federal Reserve Usa: di fronte a una probabile recessione di fine anno i futures – in vista della riunione della Fed del 16 dicembre – danno quasi per certo un altro taglio da mezzo punto, che porterebbe i tassi sui Fed Funds allo 0,5% dall’1% attuale.  I MUTUI Ora che la Bce ha abbassato nuovamente i tassi di riferimento, il Codacons auspica «un abbassamento medio di 290 euro all’anno per chi ha un mutuo a tasso variabile, se i tassi interbancari scenderanno della stessa misura come logica vorrebbe».  «Dopo che la Bce ha immesso liquidità nel mercato, i governi europei garantito i prestiti interbancari e la Bce tagliato i tassi dell’1% in un mese, non ci sono più scuse per le banche: i tassi interbancari», conclude il Codacons, «devono scendere immediatamente dello 0,5%». Un appello a cui si associa anche l’Adiconsum. Un abbassamento del tasso della Bce dello 0,50% «deve avere immediate ripercussioni sui tassi applicati ai mutui, considerato che tale riduzione potrebbe portare a una diminuzione di circa 25 euro al mese per un mutuo di 100.000 euro», spiega il presidente dell’Adiconsum Paolo Landi. «È necessario», prosegue Landi, «che le banche inizino a ridurre nuovamente gli spread (la differenza tra il tasso base e quello applicato dagli istituti) che sono nuovamente aumentati dall’inizio dell’anno attraverso la rinegoziazione gratuita dei mutui e l’applicazione del tasso Euribor uguale alla scadenza della rata, tenuto presente delle forti differenze esistenti tra Euribor a 1 mese (4,25%) ed Euribor a tre mesi (4,59%), alla luce del fatto che quasi tutti i mutui vengono rimborsati mensilmente». Per l’associazione dei consumatori «considerato che tutti parlano della tutela della famiglia sarebbe utile che il Governo e le stesse banche proponessero una rinegoziazione che preveda il passaggio gratuito da mutuo con tasso variabile a mutuo agganciato al tasso Bce».

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