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La campagna del Codacons “Via ai rimborsi”

Stop al pagamento incondizionato del canone di depurazione. E nel caso restituzione di ciò che è stato versato negli ultimi cinque anni.  Questo ciò che chiede il Codacons dopo che una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo un articolo della legge 36 del 1994 nella parte in cui prevede che la quota tariffaria riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi». «Per effetto di questa sentenza —  spiega il Codacons — l’applicazione della tassa fogniaria e di depurazione da parte di quei comuni che non dispongono di un servizio di depurazione delle acque reflue è da considerarsi illecita e illegittima». «Tutte le famiglie che hanno pagato bollette per un servizio in realtà inesistente —  continua Carlo Rienzi, il presidente di Codacons — possono chiedere indietro quanto versato nel corso degli ultimi cinque anni; stimiamo che ogni famiglia abbia pagato una media di circa 800 euro per imposte legate ad acqua e fognature. Soldi percepiti indebitamente e che ora devono essere restituiti». Sul sito dell’associazione (www.codacons.it) è possibile trovare le istruzioni per aderire al ricorso. Bisognerà controllare sulla bolletta se tra le voci di pagamento compare la dicitura «canone di depurazione»; nel caso il comune di residenza non sia in regola con il depuratore si potrà chiedere il rimborso.  Gloria Canestrini, presidente del Codacons trentino, fa presente che «sono già arrivate richieste di informazione da Trento e Rovereto».
 

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