ROMA – Scende in Italia e ancor più in Europa: dopo i picchi dell’estate l’inflazione a settembre ha dato una netta sterzata. Nei paesi dell’area euro il costo della vita si è fermato al 3,6 per cento, in Italia è passato dal 4,1 d’agosto al 3,8 per cento, in deciso calo dopo sette mesi di aumento. La frenata (che si vede anche nel dato mese su mese: meno 0,3 per cento) è legata soprattutto ai ribassi sul prezzo del petrolio e all’incidenza che ciò ha avuto sul costo dei prodotti energetici e dei trasporti. Ma il dato preliminare di settembre fornito dall’Istat non mette d’accordo consumatori, commercianti e governo. Se l’esecutivo si attribuisce parte del merito nell’inversione di tendenza ("E’ un dato rassicurante dovuto anche al nostro impegno", ha commentato il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola), i negozianti avvertono che dietro al segno "meno" c’è semplicemente il calo delle vendite e il rischio deflazione. Quanto ai consumatori, continuano a sostenere che il dato reale è ben più alto. Per il Codacons l’inflazione è almeno doppia e alla fine dell’anno il rialzo dei prezzi peserà sui bilanci familiari per una media di 1.700 euro in più. La tendenza a un contenimento trova in realtà conferma anche nel dato Ocse (4,7 ad agosto contro il 4,8 di luglio) e nell’andamento dei prezzi alla produzione (dal più 8,7 di luglio all’8,2 di agosto), ma ciò non vuol dire che le tensioni sui prezzi siano scemate. A smorzare gli ottimisti arriva subito, per esempio, la notizia che da dicembre, con l’entrata in vigore dell’orario invernale, i prezzi dei biglietti ferroviari subiranno un aumento (per i nuovi servizi dell’alta velocità). Ma anche a guardare i dati forniti dall’Istat non c’è da sentirsi al sicuro. La discesa di settembre, infatti, va iscritta alla caduta di listino di petrolio, energia, trasporti e comunicazioni. Il gasolio, che ad agosto segnava un più 23,8 per cento rispetto all’anno precedente, è "sceso" a più 19; meno evidente la discesa della benzina (meno 1 per cento). A guardare gli alimentari il rallentamento però è solo apparente: il capitolo "pane e cereali" per esempio registra una diminuzione della crescita tendenziale (dal 12,2 per cento d’agosto al 10,6 di settembre), ma si tratta di un effetto statistico, dovuto al confronto con il dato dell’anno precedente. La dinamica mese su mese, infatti, mostra un aumento dello 0,4 per cento. Nel dettaglio, il pane sale dell’8,6 annuo, la pasta del 24,8 per cento (quella di semola di grano duro addirittura del 33,6). Restano "sorvegliati speciali" anche carne, latte e formaggi. Per i soli prodotti alimentari, afferma Coldiretti, le famiglie spenderanno quest’anno oltre 330 euro in più. Poi, certo, su settembre ha pesato la riapertura delle scuole (il capitolo istruzione è aumentato dell’1,3 rispetto ad agosto) e l’inevitabile ricambio stagionale nel guardaroba (abbigliamento e calzature più 0,4 rispetto ad agosto). La situazione, dunque, è in stand by: "Difficile fare previsioni – ha commentato il presidente dell’Istat Luigi Biggeri – tutto dipenderà dall’andamento del petrolio nei prossimi mesi".