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LA SALA BINGO RE FINISCE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA




L`8 febbraio 2002 ha aperto a Roma in Via Siponto (località Piazza Re di Roma) la sala bingo chiamata ?Bingo Re?.

All`atto dell`apertura fu dato grande risalto alla circostanza che si trattasse della sala bingo più grande d`Italia. I numeri sono in effetti davvero imponenti: 1000 posti a disposizione per giocare, 170 dipendenti, un parcheggio sotterraneo da 300 posti.

In effetti le immense dimensioni del complesso, unitamente alla pubblicità fatta alla sala, hanno garantito immediatamente alla sala bingo un enorme successo commerciale.
Con il successo sono cominciati i grandi problemi lamentati dagli abitanti nel quartiere che hanno, da subito, cominciato a denunciare condizioni di invivibilità, in particolare nei fine settimana, quando l`affluenza dei giocatori raggiunge i picchi massimi.

La configurazione della zona infatti, già per altro particolarmente congestionata anche prima dell`apertura della sala bingo, non rende agevole lo smaltimento del traffico automobilistico: nell`impossibilità per il parcheggio interno (solo 300 posti a fronte di mille posti disponibili in sala, con un afflusso potenziale, quindi, di migliaia di giocatori) di assorbire il flusso automobilistico, si viene a creare una situazione di assoluta invivibilità per il quartiere, costretto a subire l`illegalità di auto costantemente parcheggiate in doppia fila ed in genere, comunque, nelle più disparate situazioni di divieto di sosta.

A ciò va aggiunta la ulteriore e consequenziale situazione di illegalità rappresentata dal disturbo notevole della quiete pubblica che si viene a determinare in particolar modo nelle ore serali per gli abitanti della zona. A tutto ciò sarebbe possibile far fronte con un massiccio dispiegamento tanto di vigili che di forze dell`ordine che si incaricassero di riportare la situazione nei limiti delle civili norme di convivenza , secondo quanto normativamente disposto tanto dal codice della strada quanto da quello penale. Tanto più stupisce allora la latitanza delle autorità preposte, sopra tutto a fronte della circostanza, riferita alla scrivente da più di un abitante del quartiere, delle numerose segnalazioni inviate tanto al comune che alla circoscrizione finanche da un gruppo di cittadini costituiti in comitato civico.

Per questi motivi il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, in cui chiede di accertare i fatti esposti e se questi possano configurare i reati previsti dall’art. 328 c.p. (omissione di atti di ufficio) e/o altri reati del Codice Penale. L’associazione chiede infine di accertare le responsabilità e adottare i provvedimenti del caso.

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