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La Sicilia è la regione d`Italia più esplorata dalle compagnie petrolifere


Palermo. La Sicilia è la regione d`Italia più esplorata dalle compagnie petrolifere. Sono stati chiesti permessi per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi che interessano circa 1.603 chilometri quadrati del territorio isolano. Gli esperti, anche grazie a rilevamenti scientifici, sono convinti che il sottosuolo siciliano sia ricchissimo di giacimenti.
Attualmente, in Sicilia si estrae petrolio pari al 10 per cento del fabbisogno nazionale sul quale le compagnie petrolifere versano alla Regione royalties del 7 per cento. Nei petrolchimici siciliani, invece, si raffina il 60 per cento circa dei carburanti consumati in Italia (circa 5 mila tonnellate l`anno arrivano anche in Germania), ma le accise finiscono interamente nelle casse dello Stato, mentre il resto dei tributi vengono versati nelle regioni in cui le compagnie petrolifere hanno la residenza fiscale, Lombardia, Piemonte e Liguria. Solo nel 2006 lo Stato ha incassato accise pari ad un miliardo e 720 milioni di euro.
Su questo fronte il governo regionale ha aperto una vertenza con le società petrolifere, chiedendo ad esse di diminuire il costo della benzina e comunque di versare una quota dei loro guadagni nelle casse di Palazzo d`Orleans. Un`iniziativa che ha ricevuto consensi, ma anche critiche sia dal mondo imprenditoriale che politico, secondo cui, così facendo si fanno scappare gli industriali, provocando gravi problemi occupazionali. Una critica che, però, l`assessore all`Industria Pippo Gianni ha rimandato ai mittenti: «Proseguiremo con determinazione sulla strada intrapresa sapendo che, anche se in ritardo, pure noi con l`aiuto di tutti possiamo ottenere quello che qualche altra regionale ha già avuto. Un esempio è dato dalla Regione Basilicata: nell`ultimo anno, grazie ad accordi separati stipulati con le compagnie petrolifere ha avuto accreditate royalties per 102 milioni di euro, pur essendo solo regione produttrice». In Basilicata c`è uno dei maggiori giacimenti petroliferi d`Europa, ma non vi sono raffinerie.
Due pesi e due misure, dunque. «Ai siciliani ed alle aziende che operano nel nostro territorio – ha aggiunto l`assessore Gianni – potrebbe risultare incomprensibile se alla Sicilia non venisse riconosciuta la possibilità di trattare con le compagnie petrolifere per ottenere royalties per compensare i danni ambientali prodotti negli ultimi 50 anni ed uno sconto alla pompa».
Un`iniziativa condivisa dal presidente del Codacons, Francesco Tanasi, promotore del «Comitato nazionale vittime del caro benzina», che insieme con l`assessore Gianni, ha avanzato una proposta all`Eni: «Tagliare le accise che gravano sui propri carburanti per un importo pari a 10 centisimi di euro al litro, scontando il costo del gasolio e della benzina per tutto il periodo delle vacanze estive. La società petrolifera, essendo di proprietà dello Stato può ben rinunciare a questa cifra, che viene incassata dallo stesso Stato attraverso le tassazioni che gravano sui carburanti. Si tratterebbe di una minima misura che non danneggerebbe in alcun modo l`economia della società, ma anzi attirerebbe su di essa nuovi clienti, battendo la concorrenza delle compagnie straniere, determinando un beneficio nel medio termine. D`altra parte, i distributori indipendenti sulla rete autostradale già applicano uno sconto di 10 centesimi». Secondo Tanasi, l`Eni, rinunciando alle promozioni potrebbe ridurre di ulteriori 5 centesimi il costo dei carburanti, mentre su quello dei lubrificanti lo sconto potrebbe arrivare anche al 20 per cento. Pieno sostegno, ovviamente, all`iniziativa da parte dell`assessore all`Industria, Pippo Gianni, che oggi terrà una conferenza stampa nella sede di Sviluppo Italia Sicilia dovrà affronterà il problema in chiave di federalismo fiscale. Controparte non saranno i petrolieri, ma il governo nazionale, soprattutto il ministro dell`Economia Giulio Tremonti

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