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?LA VENDETTA DEI CONSUMATORI??

In questi giorni tutti sbalordiscono perché: 1- le associazioni aderenti all’INTESA dei consumatori, che raccolgono l’85% dei consensi dei consumatori italiani, prima e meglio dei sindacati, hanno saputo trainare avanti i bisogni dei cittadini e dei lavoratori lanciando la vertenza prezzi nel nostro Paese; 2- Governo e Parlamento hanno conseguentemente dovuto , prima ancora della riapertura delle Camere, dimostrare di essersi accorti del problema e volersi mettere dalla parte dei cittadini; 3-tutte le altre forze sociali (sindacati e la pletora delle altre dormienti associazioni) si sono accodati di corsa a proporre ognuno una cosa diversa e, purtroppo, spesso vecchia e bisunta; 4- una forza sociale nuova è riuscita a incidere notevolmente sull’economia e la politica.
Forse è venuto il momento di chiarire: le Associazioni dell’INTESA dei consumatori non sono in difesa di questo o quello schieramento politico o partitico, ma sono a fianco della gente da cui sono tempestati quotidianamente con telefonate e mail, di qualsiasi colore e orientamento siano, questa la ragione del consenso amplissimo (10 milioni di adesioni allo sciopero dell’euro del 7 luglio scorso) dell’INTESA. Non solo: i consumatori ormai vanno avanti per conto proprio, anche senza le loro strutture formali, come la CNCU istituita da una legge già superata presso e con la presidenza (sic!) del Ministro delle attività produttive?, e vanno avanti bene verso un progetto semplice e vincente: migliorare la qualità della vita, attraverso la ricerca della qualità (anche ambientale) dei prodotti al miglior prezzo. I Governi, come i Parlamenti, come le categorie produttive, che non sapranno prendere atto di ciò sono destinati a finire all’angolo.
Esempio clamoroso quanto accaduto in Italia dal 7 gennaio (giorno della conferenza stampa di allarme sull’euro) ad oggi: con l’euro il povero consumatore è stato spinto nel buio dell’impotenza di difendersi dagli aumenti selvaggi di imbroglioni e approfittatori (pubblici e privati). Chi è oggi, quando il prezzo in euro nemmeno più si accompagna a quello in lire, in grado di ?scegliere? un martello in un negozio di ferramenta sapendo che costa meno che in un altro? Forse , dopo mesi di 3 caffè al giorno, saremo in grado di accorgerci se la tazzina costa più qui e meno lì, forse riusciremo a fare lo stesso con la benzina, forse con il telefono e l’affezionato quotidiano, ma non certo con i martelli, la verdura, la camicia a mezze maniche, la spazzola per le scarpe, lo zainetto per la scuola, e altri mille prodotti che compriamo alla cieca mentre chi ce li vende, la sera prima e con gli occhi bene aperti, ha ritoccato da 3,75 a 3,95 euro il prezzo nella certezza dell’impunità.
E, infatti, nessuna delle brillanti idee di questi giorni avranno alcun effetto utile per i consumatori: né le pompose commissioni di indagine annunciate in queste ore dal Parlamento, né la polizia annonaria che il buon Marzano , liberista convinto, manderà nei mercati non si sa a far cosa visto che il prezzo è libero proprio perché Marzano – ma anche noi?- lo vogliamo intensamente, e che ogni bottegaio può aumentare come vuole i propri listini.
Ecco allora che il consumatore si vendica: nel dubbio finisce per disertare i negozi , il pessimismo prevale?non si può giocare sui nervi del consumatore ? come scriveva Franco Ferrarotti – che non si sente protetto di fronte ai grandi movimenti della società e dell’economia , su cui non ha alcuna possibilità di incidere direttamente e di cui spesso, d’altra parte , ignora i meccanismi?se tutto aumenta, dalla tazzina del caffè all’automobile, il consumatore ha un solo rimedio: rinuncia a consumare.
E allora le categorie produttive e il Governo cominciano a fare appelli a non lamentarsi troppo, a non essere allarmisti, perché questo già di per sé aumenta l’inflazione e contrae i consumi come effetto psicologico indotto?ma allora? Se il consumatore non può imporre il prezzo al mercato, non può punire gli imbroglioni (non potendo certo cambiare ferramenta se nemmeno sa che quello stesso, identico, martello potrebbe pagarlo di meno altrove) , non può discutere con l’ISTAT sui prodotti da mettere o togliere dal paniere, non potrebbe nemmeno essere??allarmista?? L’?allarmismo? (inteso come tenere sempre desta l’attenzione e l’incazzatura?) è proprio l’unico strumento che ha pagato da gennaio ad oggi: i cittadini sono stati in campana, i consumi sono diminuiti, i commercianti e distributori sono caduti nel panico per la diminuzione degli affari, e finalmente hanno capito che l’unica strada da seguire per ridare fiducia ai consumi e fiato all’economia, evitando di passare dalla mungitura del consumatore alla deflazione stagnante, è concordare con loro alcuni listini e bloccare aumenti non giustificati da reali aumenti dei costi.
Se si seguirà questa strada di cui l’INTESA dei consumatori è fiera e soddisfatta non resterà che stringere tutti la cinghia.
Carlo Rienzi





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