L’Antitrust apre l’istruttoria sull’operazione in “aiuto” ai pensionati su esposto del Codacons relativo ad una “PRESUNTA DISTORSIONE DELLA CONCORRENZA DA PARTE DELL’INPS”. L’Inps sta inviando 10 milioni di lettere a 10 milioni di pensionati per accertare i loro redditi e sapere se hanno ancora diritto alla pensione? Dopo centinaia di telefonate pervenute al centralino del Codacons di pensionati terrorizzati, l’associazione ha fatto un piccolo accertamento ed ha verificato che l’INPS, anziché accertare con l’incrocio dei dati posseduti dalla banca dati del Ministero delle Finanze quanto necessario, ha ?invitato? i pensionati a recarsi di persona alle sedi dei CAAF (centri di servizio gestiti dai sindacati) e consegnare loro le dichiarazioni che poi saranno trasmesse per via telematica all’INPS. Sennonché l’iniziativa solleva più di un dubbio: innanzitutto, nella sostanza il pensionato è obbligato a recarsi a strutture non da lui stesso scelte, determinandosi una sorta di coscrizione obbligatoria a favore delle stesse (oltre i CAAF alcune categorie di professionisti), sulla quale il Codacons chiede all’Autorità Antitrust di effettuare una doverosa verifica ad evitare di cadere in possibili distorti utilizzi di posizioni dominanti o esclusive che limitino la libertà del mercato e della concorrenza. In secondo luogo è l’intera operazione e i suoi costi per la collettività che destano le maggiori perplessità: oltre le spese postali, il costo di ogni pratica sarà pagato 12.500 lire per un totale di 125 miliardi che usciranno dalle casse dell’INPS, e dalle tasche dei cittadini, per passare in quelle dei sindacati. Ci si chiede se il costringere tante anziane persone, molte entrate in agitazione solo al ricevimento della lettera, ad uscire di casa, spesso facendosi accompagnare dai parenti, per recarsi ai CAF sia un ?fatto di civiltà?, e un ?miglioramento della qualità del servizio pubblico?, o sia solo l’ennesima dimostrazione della incapacità della struttura pubblica di funzionare, di fare i suoi accertamenti, tra l’altro in violazione della legge 241/90 che vieta ad un ente pubblico di chiedere al cittadino di esibire documenti quando i dati di cui ha bisogno siano già in possesso di altra amministrazione. Al limite, se è vero che i dati sui depositi liquidi in banca o alla posta non fossero acquisibili altrimenti, che chiedendoli ai diretti interessati (anche se l’anagrafe bancaria possiede il dato degli interessi liquidati sui depositi sui quali viene pagata alla fonte la ritenuta), poteva bastare invitare il pensionato, con un modulo allegato all’assegno della pensione che poteva essere riconsegnato allo stesso ufficio postale al momento dell’incasso, a fare la dichiarazione e tutto finiva lì a costo zero! Considerato che l’intera operazione costerà alla collettività circa 150 miliardi, che finiranno in gran parte a finanziare meritorie strutture private gestite dai sindacati e privati professionisti, ossia quanto basterebbe a costruire tre ospedali, ad acquistare migliaia di apparecchi per la TAC ed alleviare i tanti problemi di salute dei pensionati e di tutti i cittadini, mentre la legge imporrebbe di rispettare i cittadini non imponendogli oneri eccessivi (e tale è certamente l’obbligo di recarsi presso questi centri per attestare quanto già noto ad altre amministrazioni), e considerato altresì che il beneficio per l’erario e il bilancio dell’INPS sarebbe probabilmente inferiore al costo sostenuto, il Codacons chiede al Procuratore Regionale della Corte dei Conti del Lazio di verificare le cose e SOSPENDERE IMMEDIATAMENTE L’OPERAZIONE PROCEDENDO ALLO SCOPO CON ALTRI STRUMENTI E VERIFICANDO SE VI SARANNO SPRECHI DI DANARO PUBBLICO.