L` assemblea di domani dell`Antitrust si tiene sotto il segno della Robin Tax: del governo che pizzica i capitalisti più fortunati per dare qualcosa ai cittadini indigenti; del governo che arriva là dove l`Autorità Garante della Concorrenza sembra perdersi a rincorrere fenomeni minori. L`esperienza ci dice che basta un battito di ciglia dei signori dell`Opec per togliere qualsiasi efficacia alla riforma dei benzinai. Petrolio e gas, i motori del mondo, sono controllati da un cartello che come tale si dichiara da decenni, l`Opec, e dalle imprese statali dei Paesi produttori. Fino a quando il barile costava 20 dollari, amen. Adesso che si paga 5 o 6 volte tanto, per l`effetto combinato della nuova domanda globale e della speculazione internazionale, c`è un problema. Ma che cosa può fare l`Antitrust contro Opec e Gazprom? Poco, sembra. Anzi, davanti alla minaccia, vera o presunta, dell`Opec o di Gazprom, gli Antitrust nazionali vengono mobilitati a difesa delle imprese dominanti domestiche. E` accaduto nella Gran Bretagna nel 1988, quando proprio l`Antitrust, su sollecitazione del governo Thatcher, bloccò la scalata del Kuwait Investments Office a Bp. Ed è accaduto nell`Italia contemporanea che vara una legge per costringere l`Eni a cedere Snam Rete Gas ma non il regolamento d`attuazione, con sommo sdegno dell`Autorità per l`Energia ma con la comprensione dell`Antitrust. L`esperienza ci dice che la crisi finanziaria attuale, generata dalla cieca fiducia nella capacità del mercato di autoregolarsi, porta a galla i limiti delle misure pro-concorrenziali prese fin qui. Quanto possono contare la maggior trasparenza dei conti correnti e gli accordi sui mutui quando la tempesta è perfetta? Gli arresti dei manager della Bear Stearns fanno emergere la punta criminale di un iceberg probabilmente legale – e questo è il dramma – che con il mito della creazione di valore per gli azionisti giustifica tutto. L`Italia bancaria sarà al riparo dai subprime, ed è una meritata fortuna. Ma non lo è dai derivati venduti a enti locali e imprese approfittando di ignoranza e avidità . E` dunque tornato il momento dei governi. Il ministro dell`Economia, Giulio Tremonti, preso atto di tante impotenze, cerca di tosare un po` chi beneficia dell`aumento dei prezzi del petrolio e del gas e ha beneficiato della sbornia finanziaria. Completa dunque la tassazione delle stock options, lavora sulle imposte di banche e assicurazioni, innalza di 5 punti l`Ires dei petrolieri con ciò rinverdendo il diritto del Principe di prevedere eccezioni nel rapporto generale tra fisco, soggetti imponibili e consumatori. Come si può discutere il bilancio delle politiche della concorrenza a 18 anni dall`istituzione dell`Antitrust, così si può mostrare tutto lo scetticismo del caso sulla consistenza delle misure tremontiane. Si può ragionevolmente temere che, senza un vero blocco dei prezzi alla pompa e in bolletta, la Robin Tax diventi una partita di giro pagata, alla fine, dai consumatori, e dunque si riveli una nuova imposta che serve a coprire il fabbisogno della Finanziaria 2009. Si può osservare che, se il governo eliminasse le commissioni di massimo scoperto come previsto dalla Bersani, non farebbe certo male. Si può aggiungere che il provvedimento sulle stock options e l`innalzamento del prelievo fiscale sugli interessi che le cooperative pagano sul prestito sociale dovrebbero portare all`omogeneizzazione della tassazione su tutte le rendite finanziarie. Si può dire tutto, ma non si può non riconoscere che in queste misure tremontiane batte l`antico cuore socialista di chi fu discepolo di Franco Reviglio. E questo battito, certo flebile perché molto tempo è passato, certo sovrastato dal rullo di tamburi sui processi del premier, pone una nuova sfida alla politica della concorrenza, e alla sinistra democratica alla quale pur si deve una spinta decisiva all`istituzione dell`Antitrust. Forse è tornato il momento di usare la politica della concorrenza per obiettivi di politica industriale che diano un più efficace contributo all`economia e ai consumatori. Staccare Snam Rete Gas dall`Eni e costruire un`infrastruttura energetica nazionale che si apre all`Europa può dare quel che finora è mancato: non la concorrenza tra poveri alla corte di Gazprom, ma una rete di stoccaggi e rigassificatori che può ridurre questa dipendenza. Il Banco Posta e un credito cooperativo riformato possono diventare soggetti che rompono la naturale tendenza al cartello delle grandi banche potendo avere, se lo si decide, finalità diverse dalla mitica creazione di valore per l`azionista. L`Antitrust può accontentarsi di dialogare con i Codacons e la sinistra democratica di dire che Tremonti sbaglia tutto. Oppure, nelle forme nuove, ciascuno nei suoi panni, possono sfidare il governo a costruire nuovi soggetti forti in grado di rompere i giochi. In fondo, ai tempi suoi, fu la creazione dell`Eni a emancipare l`Italia dalle Sette sorelle. E negli anni Trenta fu la chiusura per legge della banca mista a porre fine a 10 anni di torbidi finanziari.