Le retribuzioni nel 2004 sono aumentate del 2,9 per cento rispetto al 2003, realizzando la crescita maggiore dal 1997. Anche se il confronto non è propriamente corretto, visto che la base di riferimento su cui è calcolato l`indice è stata cambiata nel 2001: lo rende noto l`Istat, ricordando che lo scorso anno il tasso di inflazione è risultato pari al 2,2 per cento. A dicembre 2004, le retribuzioni sono aumentate dello 0,7 per cento rispetto a novembre, e del 3,3 rispetto a dicembre 2003.
I dati Istat sull`andamento delle retribuzioni contrattuali orarie nel 2004 sono assolutamente irrealistici e campati in aria rispetto alla dura realtà di milioni di famiglie, costrette ad indebitarsi con banche e finanziarie a tassi di interessi elevatissimi e fare la fila al Monte di Pietà, impegnando gioielli, ori e ricordi di famiglia solo per sbarcare il lunario, quando non si entra nella spirale di una vera e propria schiavitù finanziaria ,lavorando solo per rimborsare i ratei dei prestiti.
Tali ricerche fantasiose, come quelle pubblicate ieri dalla Banca d’Italia, secondo la quale gli italiani sono diventati più ricchi mediamente del 10 per cento nel 2004 rispetto all’anno precedente, con punte del 15 per cento, fanno crollare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni che una volta erano serie, perché indipendenti, mentre oggi non hanno timore di schierarsi con il Principe di turno, come ha fatto il Governatore della Banca d’Italia Fazio andando a pietire benevolenza dal presidente del Consiglio Berlusconi, chiedendo di mantenere intatti quegli assurdi, antistorici privilegi, dannosi per il bene comune del Paese, racchiusi nella carica a vita.
I dati inconfutabili ed incontrovertibili di un Paese che arranca come il gambero, facendo mezzo passo avanti e due indietro, non sono nelle statistiche edulcorate dell’Istat su inflazione e retribuzioni, smentiti da altre ricerche statistiche della stessa Istat, né nelle dorate ricerche uscite da Palazzo Kock su un presunto repentino aumento della ricchezza delle famiglie italiane, ma in queste aride cifre: nel 2004, le famiglie hanno speso in media 89 euro pro-capite mensili per una serie di rincari, aumenti e ritocchini; nel 2005 le stime parlano di 98 euro al mese, a fronte di sgravi fiscali di 20-30 euro.
Prima o poi, questi bravi signori, ben protetti da una casta di oligarchi che non risponde ad alcuno del loro operato, dovranno cominciare a rendere conto ai cittadini ed ai consumatori stremati, delle loro alchimie statistiche, che non onorano certo il prestigio delle istituzioni che rappresentano, ma le infangano per meri tornaconti di potere.