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“L`esercito Usa inquina le falde e non provvede alla bonifica“


“L`esercito americano è specializzato nell`inquinamento di falde acquifere e nel non fare bonifiche“. La denuncia arriva da Pippo Magnaguagno di Rete Lilliput sulla base di un articolo apparso recentemente sul “Washington Post“ intitolato: “Il Pentagono contrasta l`EPA (Agenzia per la protezione dell`Ambiente) sull`attività di disinquinamento“. Il pezzo attacca così: “Il Dipartimento della Difesa, il più grande inquinatore degli Stati Uniti, sta resistendo a ordini dell`EPA riguardo alla bonifica di Fort Meade e altre due basi militari, dove l`EPA dice che i composti chimici depositati pongono degli `imminenti e sostanziali` pericoli per la salute pubblica e l`ambiente () Nonostante la legge dia l`ultima parola all`amministratore dell`EPA, Stephen L. Johnson, in dispute che riguardano opere di bonifica, il Pentagono si rifiuta di riconoscere quel potere. Gli Ufficiali Militari hanno scritto lo scorso mese al Dipartimento di Giustizia per sfidare l`autorità dell`EPA nel suo potere di prescrivere le bonifiche () Il Pentagono ha 25.000 siti contaminati in 50 stati e costerà miliardi di dollari e decenni per bonificarli tutti. Il Pentagono ha una responsabilità finanziaria enorme non solo riguardo ai siti, ma anche riguardo ai tipi di sostanze chimiche utilizzate e considerate tossiche“. Magnaguagno parla anche di referendum: “La consultazione popolare prevista per il 12 ottobre si terrà e sarà un momento storico in cui la gente sarà chiamata a esprimere un`opinione sull`utilizzo dell`area in questione. I detrattori di tale momento di democrazia adducono il fatto che l`area `non è in vendita` senza tenere in conto il fatto che non è messa in vendita `adesso` e `da questo governo`; è autoevidente che si terrà conto di questa volontà (negativa o positiva) per il futuro, quando l`area sarà messa in vendita oppure semplicemente ceduta, mentre i militari USA, dal momento che sono nostri amici, dovrebbero tenerne conto fin da subito“. L`azione legale di Codacons (prima al Tar, poi al Consiglio di Stato e adesso in Cassazione, ndr), alla quale si è unito il Coordinamento di comitati, comporta dei costi, e quindi Magnaguagno chiede ai sostenitori della causa di contribuire, magari con l`iscrizione per un anno al costo di 25 euro all`associazione consumatori.

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