Serve una valutazione dell’impatto sul paesaggio. L’operazione "Ederle 2" sta per essere passata ai raggi x per verificare l’equilibrio tra gli edifici che saranno costruiti all’interno del Dal Molin e il contesto ambientale in cui si inserirà la base Usa. Il "dentro" non deve fare a pugni con il "fuori". La notizia circola da alcuni giorni. Sarebbe una richiesta della Difesa, a cui gli americani hanno dato seguito commissionando uno studio che sarà presentato a metà novembre. L’IMPATTO. Lo studio sull’impatto paesaggistico è uno strumento di analisi diverso sia dalla Via, la valutazione di impatto ambientale, sia dalla Vinca, la valutazione di incidenza ambientale, che circoscrive le osservazioni ai condizionamento su flora e fauna di un’area di interesse comunitario come il cosiddetto bosco di Dueville. Si tratta di un passaggio ritenuto obbligatorio allorché in ballo ci sia l’edificazione di stabili a una distanza inferiore ai 150 metri da un fiume. Questo è esattamente il caso del Dal Molin e della nuova caserma statunitense. Il progetto calato sul lato ovest dell’aeroporto, infatti, deve per forza fare i conti con quel confine naturale disegnato dal Bacchiglione. Il fiume segna i limiti dell’insediamento militare sul lato occidentale dell’aeroporto. Chiunque intenda costruire in quel settore, sa di dover considerare la vicinanza del corso d’acqua. LA PROCEDURA. Il dossier paesaggistico non sarà dirimente, ovvero non potrà rappresentare, in virtù della normativa, un ostacolo alla realizzazione del progetto Usa. Il programma dei lavori preliminari proseguirà: lo studio non inciderà sulle demolizioni. È possibile, invece, che da enti come la Regione Veneto e la Sovrintendenza ai beni ambientali possano pervenire osservazioni e prescrizioni che dovranno essere accolte nella redazione del progetto esecutivo della base Usa. Distanze, superfici, volumetrie potrebbero essere modificate nell’ottica della valutazione paesaggistica. Tutto questo proprio nei giorni della frenetica attesa per una sentenza del Tar Veneto che si sta facendo attendere da oltre un mese: era l’8 ottobre quando il tribunale si è riunito per discutere il ricorso di Codacons e comitati. LE PRESCRIZIONI. Non sarebbe la prima volta che al progetto a stelle e strisce vengono imposti limiti e prescrizioni. Era già accaduto all’inizio del 2008, quando era emersa la necessità di salvare buona parte degli alberi che circondano il vecchio quartier generale dell’aeronautica militare italiana. Inoltre, ai progettisti è stato dettato di non abbattere alcune palazzine vincolate. Tutto questo mentre ancora, come ripete in continuazione il sindaco Achille Variati e ha ripetuto anche ieri durante il consiglio comunale, ancora nessuno ha potuto vedere il progetto della Ederle 2. Un progetto dal quale discenderà il corridoio in cui dovrà infilarsi la tangenziale nord. L’ipotesi del tunnel appare ormai tramontata: il commissario Paolo Costa non si è ancora pronunciato, ma Comune e Provincia l’hanno già seppellito, senza contare che gli stessi statunitensi nutrirebbero forti dubbi. Non resterebbe che farla passare in superficie. Sì, ma dove?