Si terrà oggi un importante incontro tra l’Intesa dei consumatori, rappresentata dal Prof. Giovanni Caselli di Adusbef, e il Presidente del Brasile Ignazio Lula.
L’Intesa porterà il suo messaggio al Presidente che può essere così riassunto:
?Nonostante l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa e le lotte operaie e contadine per l’emancipazione di interi popoli della Terra per evitare lo sfruttamento dei Paesi ricchi, nel mondo circa 300 milioni di bambini lavorano 10-12 ore al giorno con la paga di un dollaro e spesso si addormentano sul tavolo di lavoro per costruire i consumi delle società occidentali. L’Intesa dei Consumatori italiana, (costituita da Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori), porta avanti dure battaglie contro monopoli, oligopoli e cartelli anche per far affermare il commercio equo e solidale, ossia lotta contro la povertà, sviluppo economico e sociale, inserimento progressivo dei paesi in via di sviluppo nell`economia mondiale. Il ruolo del commercio è fondamentale ai fini della creazione della ricchezza e, di conseguenza, dello sviluppo. Il concetto di commercio equo e solidale si applica generalmente ad operazioni commerciali che rafforzano la posizione economica dei piccoli produttori e proprietari in modo da impedire che essi vengano emarginati nell`ambito dell`economia mondiale.
Esso riguarda principalmente i paesi in via di sviluppo e si prefigge due obiettivi principali: assicurare che i produttori – inclusi i dipendenti – usufruiscano di una giusta quota del profitto globale; migliorare le condizioni sociali in particolare dei dipendenti sopperendo alla mancanza di servizi sociali adeguati e di una rappresentanza sul lavoro (per esempio rappresentanza sindacale), ecc.. Occorre sensibilizzare i consumatori al commercio equo e solidale e continuare a dialogare con i movimenti che li rappresentano, ad esempio ricorrendo ad una piattaforma istituzionale. Tra i tanti temi che compongono i problemi della finanza etica e del bilancio etico, spesso propagandati per lavare la coscienza ad amministratori coinvolti nel commercio delle armi o nei finanziamenti di prodotti potenzialmente pericolosi, come i generosi finanziamenti all’industria dei brevetti e gli OGM, c`è anche quello del consumo critico. In realtà così non è, perché si fa presto a dire consumare sì ma in modo “critico“, ma poi in un modo o nell`altro si finisce col consumare e basta, senza porsi domande su un comportamento basilare della nostra società di consumatori.
Consumare criticamente vuol dire basare le proprie opzioni di consumatori su Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Rispetto:
Nel consumare criticamente dobbiamo prestare la massima attenzione al valore sociale ed ambientale di ogni prodotto, piuttosto che alla sua rispondenza alla personale convenienza che spesso illusoriamente ci viene indotta dalle campagne di marketing. I consumatori nel momento in cui decidono per un prodotto anziché per un altro esercitano in realtà “un piccolo potere da prendere sul serio“, come sosteneva Alexander Langer che, se sostenuto da una corretta informazione, formazione ed auto-organizzazione (tra consumatori), può essere utilizzato per incidere con efficacia sul comportamento di imprese, governi ed istituzioni locali, per ottenere un maggior rispetto dell`ambiente, della giustizia sociale e dei diritti umani di tutti gli abitanti del Pianeta. Se il consumo diventa sempre più un premio da attribuire ai prodotti acquistati è chiaro che ogni acquisto costituisce un voto, si tratta dunque di darlo solo a ciò che per noi ha il necessario valore per meritarselo. Se si decide per un consumo critico in definitiva tocca a noi decidere se attenersi o meno alle regole delle tre Erre citate ogni qual volta si acquista un prodotto nel rispetto dei propri valori.
Un segnale tangibile per combattere la povertà e la miseria che affligge due terzi della popolazione mondiale è certamente costituita dall’introduzione della ?Tobin Tax?.
Le potenze economiche mondiali hanno il dovere di avanzare soluzioni non effimere per aiutare i Paesi in via di sviluppo, le popolazioni che hanno redditi da fame, serbatoio naturale di manodopera minorile che lavora per 1 dollaro al giorno per costruire i nostri consumi.
L’Italia ed i Paesi ricchi, che hanno storicamente contribuito ad assoggettare le ricchezze naturali dei Paesi poveri,non dovrebbero limitarsi a cancellare i debiti lavandosi così la coscienza, ma devono fare di più per contribuire a finanziare stabilmente quelle popolazioni che altrimenti sarebbero condannate a vivere nell’indigenza e ad organizzarsi, per immigrare nei Paesi ricchi, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Già esistono proposte di merito come l’introduzione di un’aliquota fissa,pari allo 0,01 per cento,sui derivati,prodotti finanziari il cui valore esponenziale mette a rischio la stabilità economica degli Stati,le cui quantità complessive sono state stimate dalla BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali) in oltre 300.000 miliardi di dollari,ossia quasi 700 milioni di miliardi di lire, ai cambi attuali.
La globalizzazione dei mercati finanziari, indotta dalla crescita della massa monetaria e dei derivati (in alcuni Paesi i derivati sono 10 volte il PIL,in altri ?come la Svizzera-90 volte il Pil), genera sia processi di crescita della massa monetaria che crisi ad effetto domino sul sistema finanziario mondiale: tra l’ottobre 1997 e l’ottobre 1998, la presenza di prodotti finanziari fuori controllo, scatenò turbolenze devastanti sui mercati mondiali.
Introdurre quindi un’imposta generale e progressiva sulle transazioni finanziarie e sui futures, mantenendo l’anonimato, non rappresenterebbe alcuna perturbazione sui mercati,ma avrebbe l’effetto di raffreddare la crescita della massa monetaria, ridurre i rischi di crisi finanziarie cicliche, abbassare i tassi di inflazione,ma soprattutto aiutare tangibilmente i Paesi poveri, con interventi sulle fornitura di energia, acque e fognature, sotto l’egida dell’ONU. Secondo alcuni studiosi (Indipendent Commission on Population and Quality of Life, Caring for the future, Oxford University Press,New York), il gettito stimabile dalla Tobin Tax sarebbe pari a 150 miliardi di dollari (345.000 miliardi di lire); secondo altri di 50 miliardi di dollari (115.000 miliardi di lire), l’Intesa dei Consumatori auspica che i potenti della Terra possano prendere in considerazione tale proposta che costituirebbe una buona base di dialogo anche con i movimenti ?antiglobalizzazione?. ?