Il barile di greggio scende sotto i 52 dollari per paura di una prolungata crisi che spinga al blocco le industrie. La gente non ha più soldi per comprare e l’inflazione va a picco. Un mese fa, il carovita faceva registrare un +3,5 per cento e a novembre è tornato ai livelli di 15 mesi fa, al +2,7 per cento. La pasta ancora sale mettendo a punto un +30 per cento come variazione tendenziale. Amelia Torres, portavoce di Almunia, sostiene che la diminuzione dei prezzi senz’altro riflette la diminuzione del petrolio e quindi anche di alcuni generi alimentari. «Ma è innegabile» ha proseguito «che riflette anche il rallentamento dell’economia e dunque dei consumi». Più esplicito il presidente della Confesercenti Marco Venturi: «Il forte calo dell’inflazione non dipende da una discesa solo virtuosa, ma è un crollo determinato da una domanda interna sempre più depressa: imprese ferme, la gente non compra e sull’economia reale scende la gelata». Secondo Venturi, se continua così «l’inflazione scenderà ancora e saliranno altri indicatori, quelli relativi alla chiusura delle imprese e alla disoccupazione». Vede solo il lato positivo, invece, il ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola. A parer suo, «il calo dell’inflazione dovrebbe far risparmiare alle famiglie circa 2800-3000 euro l’anno prossimo», per beni che, però, potrebbero non essere in grado di comprare. Il quadro generale dovrebbe aprire la strada ad un ulteriore taglio dei tassi di interesse da parte della Bce che si riunirà giovedì prossimo a Bruxelles. Una decisione caldeggiata dalla stessa commissione Ue che la considera parte integrante del piano di rilancio dell’economia europea. Secondo gli economisti, ci si potrebbe aspettare un calo del costo del denaro dal 3,25 al 2,5 per cento. Il contributo più grosso al contenimento dei prezzi è venuto dal calo del greggio. I carburanti costano meno anche rispetto ad un anno fa: la benzina è calata del 10,5 per cento in un mese e costa il 7,5 per cento in meno rispetto a novembre 2007; il diesel è sceso dell’8,6 per cento in un mese e del 2,1 per cento in un anno. Continua invece ad aumentare il prezzo dei generi alimentari. La pasta ha ancora segnato un +0,5 per cento, raggiungendo il 30 per cento rispetto all’anno passato. Il pane è salito del 4,2 per cento rispetto ad un anno fa. Una nota ottimistica viene dalla Confcommercio che prevede un ridimensionamento del prezzo della pasta, con vantaggi per l’allargamento dei consumi. Nell’industria i prezzi alla produzione sono scesi del 1,5 per cento rispetto al mese precedente, il calo congiunturale più ampio dal 1980. Nonostante la minore corsa dei prezzi, secondo il Codacons a fine anno ci sarà una stangata di 1700 euro.