“SE CI DÀ FASTIDIO alimentare un business? Macché almeno questo è un concerto, è poi anche da Padre Pio è la stessa co- sa“. E cioè souvenir e fila sotto il sole panini alla mano. Come ieri a Roma fuori lo stadio Olimpico per l`unica data italiana dello Sticky & Sweet tour di Madonna versione fifty years old: bionda e seducente, magrissima, mattatrice e regina del dance floor tanto da aprire il concerto sulle note dell`ultimo successo, Candy Shop, seduta su un trono nero con M bianca. Dopo aver gridato agli spalti e al prato un vigoroso “Ciao Italia!“, dedica la canzone “Live a virgin“ al Papa. Dentro il circo dello show business, lo spettacolo di luci, otto cambi di costumi per Madonna, 16 ballerini palestrati, band di 12 elementi e un milione di sterline in cristalli Swarovski. Fuori il circo dei disperati in attesa anche da due giorni. Per lo più 35enni provenienti da ogni parte d`Italia, non solo “madonnati“. Lavoratori dipendenti o liberi professionisti che hanno “rinunciato a un weekend fuori per sentire almeno una volta nella vita un`icona che la storia consegnerà ai posteri“, dice Mario da Firenze. C`è di tutto: ragazzini con il mito della diva, pantaloni a vita bassa, faccia arrossata dal sole nel pomeriggio d`attesa, 30enni con maglia fucsia e capelli anni ottanta in onore di una delle ultime evoluzioni della diva, stivali stile texano e cappello da cow boy. In sessantamila, ieri, hanno riempito lo stadio Olimpico, magari ignoranti di musica pop, appassionati, invece di jazz o addirittura d`opera, ma comunque in fila. In tilt la città nei pressi dello stadio, potenziati i bus. “Anche l`arte, la musica, non mi pare che negli ultimi anni, in assenza di valori forti, con le ideologie in crisi, stia producendo chissà che, e allora, tanto vale vedersi un bello spettacolo“, dice Federica, 30 anni, studentessa. Tanto vale appiccicare sul vuoto un bel cappello di lustrini argentati con falde da cow boy: si vende nelle bancarelle appena fuori lo stadio insieme alla fascia stile miss Italia con inciso il nome del tour, panini e bottigliette d`acqua a due euro l`una. “Tanto non ci sono più i Beatles“, dice Laura, 50 anni, medico, tanto vale godersi quello che “di certo, sarà almeno un bello spettacolo“. Luigi e Francesco sono arrivati da Caserta, per sentire il concerto, sono madonnati giovani, di 18 e 20 anni, ribadiscono: “Ci piace perché ha idee, è innovatrice, cambia sempre“. I più anziani del pubblico, tanti 35enni, qualche cinquantenne, magari non hanno tutti i dischi ma vogliono vedere, almeno per una volta, un`icona che ha attraversato tutta la loro adolescenza, anticipando le mode e senza farsi schiacciare dal tempo. Mirko, di Treviso, è sceso a Roma con 9 amici, due giorni fa. Fa la fila nella ressa con il cappello da cow boy a lustrini in testa, è fuori i cancelli da ore: “Sa comunicare, è unicaa!“. Non perde l`entusiasmo nonostante che la fila, fuori la curva nord, sia decisamente più sticky, appiccicosa di sudore, che sweet, dopo ore sotto il sole senza acqua e con pochi bagni chimici. Il capitolo organizzazione, visti i prezzi dei biglietti, non ha fatto demordere nessuno ma per tanti ascoltare il concerto di ieri è stata una vera e propria avventura. “Mica come due anni fa, quando era tutto meglio organizzato“. Elda, Amalia e Liliana vengono da Agrigento e Andria. Sono in fila dalle 5 di mattina e nemmeno vanno pazze per Madonna. Dovevano ritirare i biglietti comprati su internet ma nessuno ha saputo indicargli come e dove. Sono riuscite a ritirarli solo alle 5 del pomeriggio, nel frattempo, qualcuno ha sfondato le transenne davanti agli ingressi dove c`è l`unico ingresso al prato e le ha scavalcate: entreranno ultime, faranno un esposto al Codacons. Anche in questo caso meglio metterci su un cappello da cow boy di lustrini argentati e dimenticare. Intanto la musica rimbomba e l`Olimpico esplode con Madonna in versione anni 20, anni 80, gipsy e rave. Lustrini, paillettes e “Ciao Italia“.